Al settore melicolo italiano serve fare rete

Giovanni Missanelli, direttore Asomela

Una visione dettagliata sulle tematiche più urgenti per il settore melicolo nazionale, ma non solo. Tra regolamentazioni europee, innovazioni tecnologiche, sfide geopolitiche e la necessità di fare rete per mantenere sostenibile l’attività dell’agricoltore.

Ce ne ha parlato Giovanni Missanelli, da inizio 2024 direttore di Assomela, raggiunto a Trento nella sede dell’Associazione. Nel ruolo di direttore Missanelli si pone l’obiettivo di concentrarsi su diverse priorità strategiche per Assomela, tra cui l’apertura di nuovi mercati e un dialogo attivo con le istituzioni per affrontare tematiche rilevanti, come il grande tema dei prodotti fitosanitari e  l’attività legislativa dell’Unione europea.

Dottor Missanelli, partiamo da uno dei temi caldi per il settore agricolo, il mondo delle autorizzazioni e della disponibilità dei prodotti fitosanitari, in particolare il caso dell’autorizzazione all’uso del captano. Ci può spiegare come è andata?

Sì, il captano è un esempio emblematico di come il nostro mondo debba interagire con le istituzioni europee. Di fatto, la Commissione europea aveva proposto una bozza di regolamento che  limitava l’uso del captano solo alle serre, il che per noi avrebbe significato praticamente eliminare questa sostanza dalla coltivazione delle mele. Questo avrebbe comportato enormi problemi per i frutticoltori, che si sarebbero trovati costretti a usare altri prodotti, spesso meno efficaci, e magari in maniera meno ottimale.

Abbiamo quindi avviato un dialogo tecnico con la Commissione, mostrando dati oggettivi che dimostravano, ad esempio, come il 70-80% dei campioni di prodotto trattati fosse sotto il 30% del limite massimo di residui e come l’impiego della tecnologia possa ridurre il rischio, ad esempio l’uso di strumenti tecnologici innovativi per limitare la deriva del prodotto fitosanitario. Questa interlocuzione ci ha permesso di ottenere un rinnovo di 15 anni per l’uso del captano. Un risultato importante, raggiunto grazie alla collaborazione con diverse organizzazioni e tecnici, sia a livello nazionale sia europeo.

Questo approccio tecnico e basato sui dati sembra essere una chiave vincente. È lo stesso che state usando per altre questioni?

Assolutamente. L’approccio basato su dati oggettivi è stato determinante e credo che l’esperienza del captano debba fare scuola. Spesso ci troviamo a dover reagire in situazioni di emergenza, quando sarebbe invece necessario lavorare in modo più preventivo. Se riusciamo a creare un dialogo strutturato e continuo con le istituzioni, possiamo evitare di arrivare a situazioni critiche e proporre soluzioni sostenibili, come stiamo facendo con altre sostanze attive, tipo acetamiprid.

Spostandoci sul fronte produttivo, come sta andando la campagna melicola 2024? Quali sono le previsioni e le problematiche principali?

La campagna 2024 sta volgendo al termine e possiamo dire che, tutto sommato, la raccolta è andata bene. Non abbiamo ancora i dati ufficiali, ma le previsioni iniziali sembrano confermate, nonostante qualche difficoltà legata alle condizioni climatiche, come le piogge, che hanno allungato i tempi di raccolta. Il prodotto finale è comunque di buona qualità, con una colorazione e un calibro soddisfacenti. A livello europeo si registra un calo della produzione dettato dalle condizioni climatiche avverse registrate, che hanno impattato anche nelle produzioni del nostro Paese. In questa contrazione hanno subìto un maggior calo le mele da industria, con invece una produzione di mele fresche che si mantiene stabile. Sul fronte commerciale, però, le sfide non mancano, soprattutto a causa della geopolitica.

A proposito di commercio estero, quali sono i mercati più problematici e quali le potenziali opportunità?

Stiamo affrontando grossi problemi su mercati importanti come l’Egitto, che ora rischia di scomparire. Anche la rotta del Mar Rosso è ormai bloccata per via della situazione geopolitica, il che ha causato un aumento dei costi di trasporto (anche 2.000 euro in più per container) e tempi di consegna raddoppiati. Questo rappresenta una minaccia per la qualità del prodotto, dato che si tratta comunque di un bene deperibile. A lungo termine, queste difficoltà potrebbero erodere la nostra competitività.

Per quanto riguarda i mercati emergenti, osserviamo con attenzione la Turchia e l’Ucraina, che stanno aumentando la loro produzione. Anche India e Cina sono Paesi da tenere monitorati, che però producono principalmente per il mercato interno. A livello globale ci dobbiamo confrontare con grandi produttori come gli Stati Uniti, un territorio in continua evoluzione.

Tornando alle regolamentazioni europee, lei accennava al ruolo di Assomela come interlocutore. Come state gestendo il dialogo con le istituzioni europee?

Essere presenti a Bruxelles è fondamentale. Partecipiamo attivamente a vari gruppi di lavoro, come quelli organizzati all’interno di Freshfel, Copa-Cogeca e Areflh, e ci confrontiamo  costantemente con la Commissione Europea, in particolare con le direzioni generali responsabili di agricoltura, salute e ambiente. La nostra missione è rappresentare i produttori e garantire che le decisioni politiche tengano conto delle realtà produttive. Lavoriamo a stretto contatto con i ministeri italiani, cercando di coordinare gli sforzi tra Salute, Agricoltura e Ambiente, per evitare che la frammentazione a livello nazionale si rifletta negativamente sul piano europeo.

Parlando di sostenibilità e uso dei fitosanitari, cosa possiamo aspettarci per il futuro?

Il settore agricolo è in prima linea nel cambiamento verso la sostenibilità, che non deve essere intesa come una mera riduzione delle sostanze attive che determina un impoverimento delle «armi
» a disposizione dell’agricoltore per contrastare in maniera efficace le problematiche fitosanitarie, purtroppo un aspetto difficile da far capire. Basti pensare che abbiamo già perso il 75% delle sostanze attive negli ultimi trent’anni. Proprio per questo, è essenziale che le future regolamentazioni siano realistiche e sostenibili per i produttori.

La proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei fitosanitari è stata recentemente ritirata perché irrealizzabile, ma ciò non significa che non dovremo mai più affrontare queste tematiche. Dobbiamo farlo in modo intelligente, coinvolgendo tutti gli attori della filiera e puntando su tecnologie innovative per ridurre ulteriormente l’impatto ambientale.

Quindi possiamo dire che il settore melicolo italiano è pronto a raccogliere le sfide del futuro?

Certamente. Abbiamo dimostrato di essere resilienti, capaci di adattarci alle sfide e di farci sentire nelle sedi opportune. Il futuro non sarà privo di difficoltà, ma grazie alla collaborazione tra produttori, istituzioni e tecnici, possiamo garantire un settore melicolo forte, competitivo e sostenibile. In un mondo agricolo in rapida evoluzione, fare rete e costruire un dialogo continuo con istituzioni e tecnici è la chiave per garantire la competitività e sostenibilità del settore.