Abbandono degli oliveti: se c’è reddito il fenomeno rientra

In Italia si contano 200.000 ettari di oliveti in totale stato di abbandono e oltre 300.000 a rischio tenuta (dati del Centro studi di Italia Olivicola).
Secondo Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori e presidente di Italia Olivicola (che conta 56 op) l’abbandono è un fenomeno legato esclusivamente all’olivicoltura, specialmente nell’Italia meridionale e nelle aree marginali. «Laddove non c’è corrispondenza tra il valore del prodotto e la lavorazione – dice Sicolo in una lunga intervista pubblicata da L’Informatore Agrario – si arriva purtroppo a questa situazione».

Gennaro Sicolo

Quest’anno però c’è stata un’ottima performance dell’olio pugliese «e la situazione di mercato sta agevolando la ripresa di molti oliveti abbandonati, perché i produttori hanno visto che la redditività del prodotto è possibile e sono ritornati a fare quei lavori che da anni non eseguivano – ha aggiunto. D’altronde se i ricavi non coprono i costi di produzione, è chiaro che l’agricoltore abbandona o non fa i lavori necessari per produrre».
Quali sono le priorità per l’olivicoltura?
«Senz’altro dovremo aumentare la produzione perché l’olivicoltura ha un futuro – continua Sicolo. Ci sono nuovi mercati che vanno conquistati e l’extravergine è un prodotto riconosciuto e cercato dai consumatori.
Occorrerà incentivare la produzione nazionale attraverso un’azione di ristrutturazione e ammodernamento degli impianti olivicoli esistenti, da rafforzare anche con ulteriori strutture più innovative e in grado di esaltare il patrimonio di varietà e l’orografia del territorio italiano. Sarà necessario poi l’input di pratiche e soluzioni tecnologiche per tutelare la risorsa acqua, stabilizzare le rese, preservare la qualità, ma anche il reddito dei produttori.
Ma la questione prioritaria indubbiamente resta l’emergenza xylella, perché Il 28 maggio gli «Stati generali dell’olio» a Siena hanno riacceso i riflettori sul comparto, minacciato dalla xylella, cambiamenti climatici e ricavi troppo bassi. Serve una spinta per rilanciare il settore non si può parlare di piano olivicolo, se non si rigenera il Salento e se non si affronta questa malattia in ambito nazionale, anzi a livello europeo. Il problema xylella non è solo del Salento».

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 20/2024
Olivicoltura italiana: 300.000 ettari a rischio abbandono
di G. Menna
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