Nella «maratona negoziale» di Bruxelles i capi di Stato e di governo europei hanno fissato i tetti di spesa Ue dei prossimi sette anni, ma non tutto è deciso. Per esempio, non hanno dato particolari linee guida sull’uso e i criteri di distribuzione dei 7,5 miliardi addizionali per lo sviluppo rurale inclusi nel fondo per la ricostruzione economica.
Il regolamento sullo sviluppo rurale, come praticamente tutti i programmi del Next Generation EU, sarà oggetto di negoziato e decisione congiunta di Europarlamento, Consiglio e Commissione.
Se i tetti di spesa non si toccano, ci sarà però un pacchetto Omnibus Recovery dove alcune cose, come i criteri di distribuzione, potranno essere ancora cambiate.
Se i fondi aggiuntivi Feasr venissero distribuiti secondo i criteri attuali all’Italia toccherebbero 850 milioni, secondo Paese beneficiario dopo la Polonia (880 milioni). Con criteri di distribuzione diversi la fetta della torta potrebbe aumentare e provare a modificarli una volta che Consiglio ed Europarlamento esamineranno il testo, sembra possibile.
Un’altra soluzione, suggerita da Paolo De Castro, è che il fondo per lo sviluppo rurale non sia dimenticato quando il governo Conte deciderà come utilizzare i 209 miliardi di cui l’Italia beneficerà grazie al Recovery fund. «Dei 7,5 miliardi che mancano a livello europeo per tutto il periodo, l’Italia deve recuperare circa 800 milioni – ha detto l’eurodeputato – si tratta di poco più di 100 milioni l’anno recuperabili con un piccolo aumento del cofinanziamento nazionale dello sviluppo rurale. E dato che l’Italia ha avuto 209 miliardi non dovrebbe essere difficilissimo trovare questa somma».