Come preannunciato nei giorni scorsi dai Governi di Ungheria e Polonia, gli ambasciatori dei due Paesi hanno bloccato l’approvazione dell’accordo raggiunto dai rappresentanti del Consiglio e del Parlamento europeo sul Quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europea per gli anni 2021-2027.
I due ambasciatori hanno posto il veto all’aumento del tetto alle risorse proprie dell’Unione per manifestare la loro opposizione al nuovo meccanismo, voluto dal Parlamento europeo e dagli altri 25 governi, che consentirebbe all’UE di tagliare i fondi a un Paese che viola lo Stato di diritto.
La procedura prevede l’unanimità degli Stati membri, senza la quale, in particolare, la Commissione europea non può procedere all’emissione di debito comune per far uscire l’economia dalla crisi innescata dalla pandemia.
Lo stallo che si è venuto in tal modo a creare è particolarmente grave, perché se non si trova un accordo, si è costretti a rimandare l’entrata in vigore del nuovo bilancio pluriennale e dell’intero Recovery Plan, ad esso collegato, rinviando in tal modo anche l’erogazione dei fondi del Next Generation EU agli Stati membri.
«La decisione dei governi di Polonia e Ungheria ha aperto una situazione delicata e di grande incertezza. Di certo, non può essere riaperta la discussione sull’intesa raggiunta a luglio dai capi di Stato e di governo dell’Ue. Assolutamente fuori discussione anche qualsiasi revisione dell’accordo relativo al bilancio agricolo» ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
«La situazione di incertezza tocca anche direttamente le imprese agricole – sottolinea Giansanti – Nel bilancio pluriennale sono fissati gli stanziamenti per il nostro settore fino al 2027. Non solo: senza il via libera al bilancio pluriennale non è possibile varare la proroga biennale delle regole in vigore, in attesa della riforma in discussione della Pac. Anche il bilancio 2021 dell’Unione non può essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio».
«La crisi senza precedenti in atto richiede chiarezza, punti di riferimento e tempestività – puntualizza il presidente di Confagricoltura -. È in ballo anche la credibilità nei confronti delle Istituzioni comuni».