L’accordo raggiunto in sede Ue per la prossima Pac non è stato accolto bene dalle organizzazioni ambientaliste e dai Verdi.
Le associazioni raccolte sotto la sigla «cambiamoagricoltura» (dal Wwf a Slow Food, a Legambiente) fanno sapere che «l’accordo raggiunto, infatti, accoglie quasi tutte le richieste del Consiglio agrifish, indebolendo i già poco ambiziosi emendamenti proposti dal Parlamento europeo lo scorso ottobre».
«Poco o nulla – aggiungono – è stato concesso alla natura, l’obbligo di aree naturali è fissato al solo 4% e solo per i seminativi, con molte eccezioni tra cui le risaie, che in Italia hanno perso quasi completamente la loro valenza ambientale e che andrebbero quindi trattate come qualsiasi altro seminativo».
Si tratta, ovviamente, di pareri legittimi, in linea con quanto sempre sostenuto da queste associazioni. Qualcuno, peraltro, è andato un po’ oltre. Prendiamo Slow Food, che in un comunicato afferma che «Il risultato del Trilogo, che riflette per lo più la posizione del Consiglio, ha portato a una Pac che favorisce ancora l’agricoltura industriale inquinante e la monocoltura a scapito dell’agro-biodiversità. Esattamente il contrario di ciò che è necessario per affrontare le attuali crisi ambientali e sociali».
Ma la palma per il commento più assurdo va senz’altro all’eurodeputata dei Verdi Eleonora Evi, secondo la quale «L’accordo raggiunto dalle istituzioni europee rappresenta uno schiaffo alle ambizioni ambientali e climatiche dell’Ue e un assegno, pressoché in bianco, alla lobby dell’agribusiness».
E poi aggiunge: «auspico che il Parlamento riesca finalmente ad emanciparsi dalla lobby dell’agricoltura industriale e ad ascoltare i cittadini e le associazioni che da mesi si oppongono a questa scellerata riforma, rigettando questo accordo criminale».
Un «accordo criminale». Se lo dice la Evi…