«Gli Stati devono avere massima flessibilità di attuazione su ecoregimi, definizione di agricoltore attivo e dimensione sociale della Pac: l’agricoltura è agricoltura, non una politica sociale». Lo ha detto la ministra tedesca Julia Kloeckner intervenendo al consiglio agricoltura Ue che sta definendo gli ultimi dettagli sulla Pac post 2023.
Kloeckner ha però ha aperto sui compromessi del 10% «del bilancio per i pagamenti diretti da destinare ai pagamenti ridistributivi», quelli che sur-premiano le piccole imprese, e di stanziare il 3% dello stesso bilancio per i giovani agricoltori.
«Sosteniamo una riserva finanziaria ambiziosa per gli ecoschemi – ha detto Carola Schouten, ministra olandese – fino al 30% nel 2027, ma la condizionalità va adattata alle circostanze locali», in riferimento alla Gaec 4 che stabilisce la dimensione delle fasce tampone. «Per la condizionalità sociale il principio va sancito ma senza nuovi oneri per gli agricoltori».
Sì alla condizionalità sociale degli aiuti e a un pagamento redistributivo del 10%, che tenga però conto del costo del lavoro e più flessibilità su tutte le misure. Questo il succo dell’intervento del ministro spagnolo Luis Planas al Consiglio agricoltura Ue che sta discutendo della riforma della Pac. La flessibilità va data in particolare, dice Planas, per la definizione di agricoltore attivo. Mentre la Spagna appoggia la richiesta di maggiore reciprocità tra prodotti europei e prodotti importati sui residui di fitofarmaci.
Per la Francia il ministro Julien Denormandie ha detto che «il compromesso del Consiglio di ottobre sugli ecoregimi, con una fase pilota di due anni senza rischio di perdere i fondi, va mantenuta» così come «la diversificazione va considerata equivalente alla rotazione nella condizionalità ambientale».
La Francia vorrebbe anche la reintroduzione dell’intervento pubblico nel settore dello zucchero, cosa che però non trova d’accordo tutti i Paesi: «Sarebbe in controtendenza con quanto fatto nel settore dal 2006 in poi – ha detto il ministro Patuanelli – ecco perché non l’appoggiamo».