Le intenzioni della strategia Farm to Fork («Dal campo alla tavola») elaborata dalla Commissione europea per i prossimi anni sono sicuramente buone: l’obiettivo per il 2030 è di ridurre l’uso dei fertilizzanti del 20% e quello degli agrofarmaci del 50%, aumentando la superficie agricola coltivata a biologico dall’attuale 7,5% al 25%.
Il problema è che i conti non tornano. L’uso degli agrofarmaci pesticidi è già stato ridotto così tanto che la protezione di molti raccolti è diventata difficile, quello dei fertilizzanti è già allineato con i migliori standard mondiali. E l’agricoltura biologica produce di meno, spesso molto meno, a parità di terra.
È facile quindi immaginare che la produzione agricola calerà. Di quanto, l’ha calcolato un gruppo di ricercatori su richiesta del Dipartimento dell’agricoltura americano: fra il 7% e il 12%.
Altrettanto facile è immaginare le conseguenze: le importazioni di cibo aumenteranno e la sicurezza dei nostri approvvigionamenti dipenderà sempre più dall’estero, anche se siamo già il maggiore importatore di alimenti dopo la Cina.
L’Europa migliorerà la propria sostenibilità interna, ma esporterà altrove l’impatto ambientale risparmiato in casa.
Questo non è solo difficilmente giustificabile dal punto di vista etico: se infatti consideriamo che l’efficienza produttiva e gli standard ambientali europei sono più alti che nei Paesi emergenti dai quali importiamo, il risultato sarà un danno ambientale netto per l’ambiente globale.
Questo è il momento in cui chiederci se vogliamo sentirci bravi e virtuosi, sulla carta, oppure se vogliamo risolvere i problemi veri. Perché la strategia «Farm to Fork» potrebbe funzionare, ma solo se si baserà sulla scienza e non sulla politica.
Nelle 22 pagine del documento della Commissione europea c’è solo una frase dedicata all’innovazione genetica. La scienza, invece, ci ha appena regalato uno strumento nuovo: l’editing del genoma, che qui in Italia abbiamo deciso di chiamare Tecniche per l’Evoluzione Assistita, o TEA.
Mentre però il resto del mondo sta correndo in questa direzione, l’Europa continua a guardare indietro.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 4/2020
Il paradosso del Farm to Fork
di M.E. Pè, M. Pezzotti, G. Carrada
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