L’Ente Nazionale Risi si prepara a chiedere all’Ue un rinnovo della clausola di salvaguardia che ha reintrodotto i dazi sul riso indica da Cambogia e Myanmar, varata 3 anni fa e in scadenza il 18 gennaio 2022.
«Abbiamo già avuto uno scambio con l’ufficio del commissario europeo al commercio Valdis Dombrovskis e questa settimana torneremo a confrontarci» dice a L’Informatore Agrario il direttore generale dell’Ente Risi, Roberto Magnaghi.
È tutta la filiera risicola europea ad appoggiare la richiesta. A differenza del dossier presentato nel 2018, non si baserà su un documento che dimostra il danno effettivo che l’importazione da quei Paesi reca ai produttori Ue, ma sul rischio concreto che questa situazione si ripeta.
«La clausola di salvaguardia in questi anni ha funzionato – spiega Magnaghi – e in parte a causa dell’impatto della pandemia sugli scambi commerciali la situazione è migliore di tre anni fa, ma resta il pericolo concreto che la fine dei dazi riproduca gli stessi squilibri: chiediamo alla Commissione di valutare questo aspetto».
Da Bruxelles si aspettano comunque che il primo passo lo faccia la filiera.
Nonostante l’applicazione della clausola di salvaguardia, Phnom Penh è il principale fornitore Ue di riso lavorato confezionato da 5 a 20 kg. «Praticamente metà del riso indica confezionato che arriva nell’Ue viene dalla Cambogia» sottolinea Magnaghi.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 28/2021
Per il riso europeo resta il pericolo asiatico
di A. Di Mambro
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