Nata nel 2014 e rafforzata con la legge 199 del 2016, la Rete lavoro agricolo di qualità conta oggi 5.310 imprese iscritte.
I vantaggi per gli imprenditori che hanno deciso di aderire dipendono dalle politiche di incentivazione attuate dalle diverse Regioni. Ad esempio Emilia-Romagna e Lazio (prossimamente anche il Veneto) prevedono l’assegnazione di un punteggio aggiuntivo per i bandi pubblici. A livello nazionale invece è stabilito che le imprese aderenti alla Rete non siano prioritariamente oggetto dei controlli ispettivi posti in essere dal Ministero del lavoro e dagli enti previdenziali.
Inoltre, la Rete è in grado di operare come strumento di controllo e di prevenzione di condotte illecite – laddove seleziona e costituisce un elenco delle imprese virtuose – nonché di promotore della legalità, laddove tramite le sezioni territoriali può adottare iniziative in materia di politiche attive del lavoro e contrasto all’evasione contributiva, in fine può contribuire all’organizzazione e alla gestione dei flussi di manodopera stagionale e all’assistenza ai lavoratori stranieri immigrati, ecc.
Per diffondere ulteriormente la cultura del lavoro di qualità sarebbe necessario coordinare quanto previsto dal dlgs 198/2021 in tema di contrasto alle pratiche commerciali sleali con l’istituto della Rete del lavoro agricolo di qualità, laddove contempla, all’articolo 6, l’impiego della dicitura «Prodotto conforme alle buone pratiche commerciali nella filiera agricola e alimentare».
A tal proposito si rileva come l’iscrizione alla Rete avrebbe potuto essere inserita quale requisito fondamentale per l’apposizione della dicitura, al fine di incentivarne l’adesione e fornire una maggiore garanzia rispetto alla regolarità delle aziende che ne usufruiscono. Analogamente, nella prospettiva di rendere più incisiva la Rete, sarebbe auspicabile estendere l’iscrizione a tutta la filiera ortofrutticola, includendo anche le industrie di trasformazione, la gdo e le associazioni di consumatori.
Articolo di S. Battistelli e C. Inversi pubblicato su L’Informatore Agrario n. 22/2022