L’incremento del 20% del dazio imposto sui beni che attraversano il confine doganale statunitense rappresenta una seria minaccia per il made in Italy agroalimentare.
Nel 2024 il settore agroalimentare ha esportato verso l’America quasi 8 miliardi di euro, una cifra che corrisponde a circa il 25% dell’export agroalimentare dell’Unione europea e a quasi un decimo del totale nazionale che, nello stesso anno, ha sfiorato i 70 miliardi di euro.
Secondo le stime di Federalimentare, le nuove barriere doganali potrebbero tradursi in un calo del 10% del fatturato e del 30% dei volumi di export.
I settori più colpiti sono quelli con una forte presenza sul mercato americano: vino, olio d’oliva, pasta e formaggi.
Una delle possibili soluzioni analizzate sarebbe quella di delocalizzare la produzione direttamente negli Stati Uniti per aggirare i dazi.
Un esempio è Granarolo (il primo gruppo agroalimentare a capitale italiano) che, già da tempi non sospetti, intende ampliare il proprio stabilimento in Connecticut, rilevato 4 anni fa e allineato agli standard qualitativi e di sicurezza alimentare del gruppo.
Per capire come i dazi impattino sull’economia italiana, il 7 aprile si è riunita la task force, guidata dalla premier Giorgia Meloni con i vicepresidenti del Consiglio e i ministri dell’Economia, delle Imprese, dell’Agricoltura e per gli Affari europei. La priorità è dare soccorso alle filiere in difficoltà.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 14/2025
I dazi USA colpiscono l’agroalimentare italiano
di G. Menna
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