Ecoschemi, attenti a non sottovalutarli

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In Italia si parla meno del necessario della novità contenuta nella riforma Pac in discussione riguardante il regime ecologico, come forma di pagamento diretto, nell’ambito del Primo pilastro.

Il regime ecologico è obbligatorio per gli Stati membri e volontario per gli agricoltori. Si basa su una lista di pratiche virtuose (ecoschemi) sotto il profilo delle prestazioni ambientali e climatiche, che sono diverse sia dalle regole della condizionalità che dagli impegni agroambientali del secondo pilastro della Pac. In pratica, si tratta di pratiche di virtuosa gestione che l’agricoltore dichiara di attuare annualmente nella propria domanda e a fronte di tale scelta riceve un pagamento supplementare.

Sta emergendo l’intenzione di riservare a questa componente dei pagamenti diretti una quota minima prefissata del massimale nazionale. Ci sono due proposte sul tappeto: il Consiglio dei ministri indica il 20% (quindi 700 milioni di euro l’anno), il Parlamento europeo fissa l’asticella al 30% (e cioè oltre un miliardo di euro l’anno).

La criticità del regime ecologico a carico delle singole imprese agricole è evidente: il taglio è sostenuto da tutti i beneficiari dei pagamenti diretti, mentre il supplemento torna solo a chi aderisce volontariamente e accetta di realizzare nella sua azienda una o più delle pratiche consentite.

Di conseguenza gli ecoschemi hanno un potenziale effetto redistributivo delle risorse finanziarie del Primo pilastro della Pac, potendo traferire fondi tra territori, settori produttivi e tipologie aziendali.

La reale dimensione della redistribuzione selettiva dei fondi della Pac sarà in funzione delle modalità con le quali le autorità nazionali competenti sceglieranno di progettare e far funzionare il regime ecologico nel nostro Paese. Così, ad esempio, qualora le imprese agricole di un determinato territorio non dovessero trovare nella lista delle scelte possibili quelle adatte alla loro specifica condizione, si verificherà una perdita netta di risorse finanziarie per quella determinata area geografica.

Risulta chiaro che c’è molto lavoro da fare in fase di programmazione del regime ecologico e di predisposizione dei sistemi di controllo e di gestione sui quali poi gli organismi pagatori dovranno lavorare per una corretta valutazione delle domande e per una veloce erogazione dei fondi disponibili.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 7/2021
Ecoschemi, una novità da non sottovalutare
di E. Comegna
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