Aumento delle esportazioni maggiore delle importazioni. Questo sarebbe l’impatto cumulativo al 2030 di 12 accordi commerciali sul settore agroalimentare Ue, secondo il rapporto periodico del Centro comune di ricerca della Commissione europea.
Di questi dodici solo tre sono in vigore (Canada, Vietnam e Giappone), due sono stipulati ma ancora non in applicazione (Messico, Mercosur), mentre sugli altri se negozia ancora (Australia, Cile, Indonesia, Malesia, Nuova Zelanda, Filippine e Tailandia).
Secondo lo studio l’attuazione cumulata dei 12 accordi comporterebbe un aumento equilibrato sia delle esportazioni che delle importazioni agroalimentari dell’Ue, con un aumento leggermente maggiore delle esportazioni, con il bilancio del commercio agroalimentare che aumenterebbe da 800 a 1 miliardo di euro in più rispetto allo scenario senza accordi.
Più specificamente, le esportazioni agroalimentari dell’Ue aumenterebbero dal 2,8% al 3,3% rispetto allo scenario senza accordi, con una crescita stimata da 4,7 a 5,5 miliardi di euro. Il valore delle importazioni potrebbe aumentare di 3,7 miliardi di euro in uno scenario prudente e di 4,7 miliardi di euro in uno scenario «ambizioso».
Per quanto riguarda il pollame, lo studio conclude che le importazioni dovrebbero aumentare ma il previsto incremento dei consumi interni dovrebbe consentire di mantenere i livelli di produzione nell’Ue nel 2030. Anche le importazioni di carne bovina sarebbero in aumento fino a 100.000 tonnellate, con le esportazioni stimate a +40.000. I prezzi alla produzione dovrebbero diminuire di circa il 2%.
In salita anche le importazioni di riso (fino al +3,2%), determinando un calo della produzione e dei prezzi nell’Ue. Per quanto riguarda lo zucchero, le importazioni totali aumenterebbero del 12-13% rispetto al valore di base. Scenario opposto per i prodotti lattiero-caseari e le carni suine: le esportazioni di latte e derivati aumenterebbero del 7,3% nel 2030 (+ 1,3 miliardi di euro), con produzione in leggera crescita (0,2%) a causa dei prezzi favorevoli.
Le spedizioni di carni suine aumenterebbero dell’8,9% (+914 milioni di euro) nello scenario ambizioso, con prezzi alla produzione a +4,8%. Altri settori che guadagnerebbero dall’apertura dei mercati sono quello degli agricoli trasformati (pasta) e del vino.