Biologico italiano minacciato dall’import: +40% nel 2023

Il settore del bio italiano è minacciato dall’aumento delle importazioni di prodotti biologici dall’estero, cresciute del 40% nel 2023. Coldiretti Bio ha lanciato l’allarme in occasione della diffusione dei nuovi dati Ismea sull’agricoltura biologica. Questa pubblicazione rivela una crescita del 4,5% della superficie coltivata, arrivata a coprire 2,46 milioni di ettari. Il nostro Paese dunque ha conquistato la leadership europea del settore.
A questo primato si contrappongono gli arrivi di cibo biologico extra Ue in Italia. Coldiretti riporta che questi import sono passati dai 177 milioni di chili del 2022 ai 248 milioni del 2023, secondo l’ultimo rapporto della Commissione Ue, mentre quelle totali nell’Unione Europea sono diminuite del 9%. Il settore dove è stato più evidente l’aumento degli arrivi è quello dei cereali: da 1,5 milioni di chili a quasi 32 milioni di chili di grano bio.
Il rischio – prosegue Coldiretti – è che l’invasione di prodotto straniero a basso costo finisca per mettere all’angolo quello italiano di qualità, causando un’inversione di tendenza rispetto alla crescita dei terreni coltivati. L’Italia rischia di diventare un Paese importatore invece che produttore. Attualmente il Bel paese primeggia in Europa con quasi un terreno su cinque coltivato con metodo bio, mentre sei regioni hanno addirittura già superato l’obiettivo indicato dall’Ue del 25% della superficie totale.
Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio afferma come sia fondamentale “favorire la creazione di filiere interamente made in Italy, dal campo fino alla tavola e rendere operativo il marchio del biologico italiano, previsto dalla legge 23/2022, e fortemente sostenuta da Coldiretti”. “Sarà anche necessario che l’Unione – aggiunge la Gardoni – renda operativo al più presto il principio di conformità rispetto alle importazioni, ovvero stesse regole per il bio comunitario e quello dei Paesi terzi, poiché non è possibile accettare che entrino nel nostro Paese cibi coltivati secondo regole non consentite nella Ue”