Il nuovo quadro finanziario pluriennale proposto dalla Commissione europea la scorsa settimana per rispondere alla crisi aumenta, anche se di poco, le risorse per la Pac rispetto alla bozza proposta dall’Esecutivo Juncker, datata 2018, e agli emendamenti del presidente del Consiglio europeo Charles Michel dello scorso febbraio.
Per il settore agricolo si tratta di una vittoria o di una sconfitta?
Per cercare di capirlo bisogna guardare bene i numeri: ragionando a prezzi costanti 2018, l’incremento è di 9 miliardi in totale sulla bozza Juncker, 5 per il fondo europeo per lo sviluppo rurale e 4 per gli aiuti diretti.
A questi vanno aggiunti i 15 miliardi che il programma straordinario di rilancio dell’economia assegna allo sviluppo rurale, a riconoscimento del ruolo indispensabile degli agricoltori per realizzare gli obiettivi dell’agenda verde della Commissione von der Leyen. In tutto fanno 24 miliardi.
La dotazione complessiva per i programmi di sviluppo rurale, che era la più vessata da Juncker, nel 2021-2027 arriverebbe quasi ad azzerare i tagli, passando da 70 a 90 miliardi (erano 96 miliardi per il 2014-2020). L’envelope per i pagamenti diretti crescerebbe da 254 a 258 miliardi (erano 286 miliardi nel 2014-2020).
Ma il programma straordinario di rilancio è temporaneo, e così dovrebbe essere anche per la «spinta» da 15 miliardi allo sviluppo rurale.
In sostanza si potrebbe dire che se fosse passata la proposta iniziale, quella del 2018, per l’agricoltura europea sarebbe stato un colpo da KO, così invece si può pensare di portare a termine l’incontro ma sempre perdendo, seppure ai punti.
Per dare un giudizio occorre anche tenere conto della bozza di regolamento pubblicata dalla Commissione su tempi e modi per l’utilizzo dei 15 miliardi pr lo sviluppo rurale previsti nel Recovery fund (16,5 a prezzi correnti): poco più di otto miliardi a prezzi correnti nel 2022, 4,1 nel 2023, e 4,23 nel 2024.
In sostanza la dotazione supplementare sarebbe disponibile solo con la nuova Pac, la cui entrata in vigore è prevista, appunto, nel 2022. Questo perché la proposta ha l’obiettivo di «sostenere la transizione ecologica e digitale» dell’agricoltura europea più che le conseguenze della crisi, ha spiegato il commissario all’agricoltura Janusz Wojciechowski.