I composti di rame, gli anticrittogamici più diffusi in agricoltura, indispensabili per l’agricoltura biologica, sono sotto la lente di Bruxelles. Iscritti nel 2015 tra le sostanze «candidate alla sostituzione» per le loro caratteristiche di persistenza, bioaccumulabilità e tossicità, i composti in questione (idrossido di rame, ossicloruro di rame, ossido di rame, poltiglia bordolese e solfato di rame tribasico) nel dicembre 2017 sono stati autorizzati all’uso per un anno; l’attuale licenza scade il 31 gennaio 2019.
Nei prossimi sei mesi la Commissione dovrà presentare una proposta di decisione per il rinnovo o il divieto della sostanza al Comitato permanente per gli alimenti, i mangimi e le piante, che riunisce gli esperti degli Stati membri.
Secondo le indiscrezioni che circolano nella capitale europea, la Commissione potrebbe presentare una proposta già prima della pausa estiva, probabilmente in luglio, per votare in autunno. Si tratterebbe di un’autorizzazione per cinque anni, invece dei sette previsti per le sostanze candidate alla sostituzione, e includerebbe una riduzione dei limiti all’impiego da 6 a 4 kg/ettaro all’anno, senza lissage, ovvero senza la possibilità prevista dal 2008 per le colture perenni del settore biologico, di distribuire l’impiego in cinque anni, così da poter «recuperare» il prodotto non usato nelle annate buone per aumentare il volume delle applicazioni in quelle meno buone.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 21/2018 a pag. 7
Restrizioni in vista per l’utilizzo del rame
di A. Di Mambro
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