L’agricoltura biologica, come prevede il regolamento europeo (UE 2018/848), contempla un sistema produttivo che prende in considerazione il vigneto a 360 gradi inteso come interazione di suolo, pianta, clima e patogeni. Di conseguenza questo tipo di approccio deve valutare tutte le condizioni che possono ridurre la suscettibilità del vigneto alle patologie creando un sistema vigneto il più equilibrato possibile.
I vigneti più equilibrati sono generalmente meno attaccati dai funghi e dagli insetti, serve perciò una grande conoscenza da parte del produttore di tutti i meccanismi agronomici che condizionano le patologie esistenti nel vigneto.
Le pratiche agronomiche fondamentali per garantire un vigneto equilibrato riguardano la gestione del terreno, del filare e gli interventi sulla pianta. Vediamo di seguito più in dettaglio i benefici di questi ultimi.
Pratiche colturali
Potatura a secco
La potatura invernale è la prima operazione colturale in ordine cronologico. È un intervento molto consistente, in quanto modifica sostanzialmente l’aspetto della vite eliminando gran parte della massa legnosa prodotta e ha queste finalità:
- contenere lo sviluppo della pianta nello spazio prestabilito; questo permette di distribuire il futuro carico produttivo su tutto lo spazio disponibile;
- regolare in maniera sufficientemente approssimata il carico produttivo;
- ristabilire l’equilibrio tra parte aerea e apparato radicale.
La vite è una pianta acropeta cresce soprattutto nella zona distale perché in natura si arrampica a dei sostegni naturali, pertanto mantenerla in uno spazio delimitato quale è il vigneto moderno comporta frequenti tagli di ritorno. La vite non cicatrizza in superficie infatti i tagli di potatura provocano cunei di disseccamento più o meno profondi che interrompono il flusso della linfa, inoltre spesso su questi insorgono attacchi di funghi del legno (mal dell’esca).
Come noto dalle nuove acquisizioni i tagli hanno una grossa responsabilità nell’aumento dell’esca nei vigneti e del rapido deperimento di questi. Osservazioni fatte in diversi centri sperimentali ci orientano a modificare la potatura classica a tralcio rinnovato o a testa di salice nel sistema definito «ramificato» o Poussard. Questo sistema prevede tagli solo sul legno di uno e due anni.
La potatura ha anche lo scopo di dare una forma e disporre con intelligenza la futura massa vegetativa sulla parete di sostegno. Se fatta correttamente permette di distribuire omogeneamente la massa fogliare sui fili di sostegno riducendo il più possibile sovrapposizioni dei germogli. Questo evita già in partenza ombreggiamenti eccessivi e di conseguenza lo sviluppo di zone predisponenti allo sviluppo di funghi come la botrite, l’oidio e la peronospora. Anche l’efficienza della parete fogliare viene migliorata riducendo gli ombreggiamenti e di conseguenza anche la risposta qualitativa delle uve.
Operazioni a verde
Queste operazioni si concentrano nel mese di maggio-giugno e comportano un impegno lavorativo importante circa 150-200 ore per ettaro a seconda della forma di allevamento e della meccanizzazione aziendale adottata. Il limite più grosso sta nella tempestività: queste operazioni, infatti, vanno eseguite tra lo stadio fenologico delle 4-5 foglie e la chiusura grappolo.
In questo periodo i grappoli neoformati sono avvolti dalla vegetazione e questa condizione li espone ad alti rischi di diffusione di funghi come oidio, botrite e peronospora perché non ricevono i prodotti fitosanitari e il microclima favorisce lo sviluppo di questi funghi.
Gravità della peronospora su foglia in funzione della vigoria su varietà diverse
Scacchiatura
È un’operazione importantissima consiste nell’eliminare tutti i germogli presenti su legno vecchio e quindi non produttivi ma anche i germogli doppi quelli deboli e affastellati. È la prima delle operazioni a verde che si esegue quando i germogli hanno raggiunto le 4-5 foglie e di conseguenza abbastanza presto.
Con questa operazione si ottengono due risultati, lo spazio che si crea consente la penetrazione della luce e dell’aria creando un microclima sfavorevole allo sviluppo dei funghi e migliora la penetrazione dei trattamenti fitosanitari sulla vegetazione e sui grappoli. La scacchiatura consente anche di regolare la produzione qualora il numero di gemme per ettaro lasciato con la potatura sia stato eccessivo e nel caso di annate con alta fertilità.
Per concludere se la scacchiatura viene eseguita correttamente comporterà anche una riduzione del carico di lavoro necessario per la sfogliatura soprattutto laddove viene eseguita manualmente.
Sfogliatura
Questa operazione consiste nell’eliminazione delle foglie che ricoprono i grappoli. Ha la funzione di esporre alla luce e all’aria i grappoli neoformati, per creare un microclima sfavorevole ai funghi della vite.
Se eseguita precocemente la buccia dei grappoli si rinforza e subisce meno gli effetti negativi delle scottature e il grappolo riceve da subito e in maniera più uniforme i prodotti fitosanitari.
È la più conosciuta delle operazioni a verde e la più onerosa in quanto comporta un carico di lavoro che si aggira sulle 100 ore per ettaro che in quell’epoca diventano difficili da portare a completamento entro tempi utili. Infatti la sfogliatura trova la sua epoca di esecuzione ideale tra l’inizio della fioritura e la pre-chiusura del grappolo perché in questa fase la crescita fogliare è molto veloce e i grappoli sono molto sensibili.
La massa vegetativa che si forma può creare ombreggiamento ai grappoli quindi un microclima umido e poco arieggiato che favorisce la diffusione dei funghi.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 34/2020
Pratiche agronomiche per la gestione delle patologie in viticoltura biologica
di R. Lucin, M. Gobberi
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