Infestanti del riso, prevenzione e gestione delle resistenze

Cyperus esculentus infestante riso

La flora infestante delle risaie non ha subito particolari variazioni in questi ultimi anni, se non per le problematiche derivanti dalla pressione di selezione esercitata dagli erbicidi e per la crescente evoluzione di popolazioni resistenti. Queste sono costituite principalmente da Echinochloa spp. (spesso di difficile classificazione a causa dell’elevata capacità evolutiva e delle ibridazioni) nei confronti degli ALS inibitori, ma anche ACCasi.

Il riso crodo (Oryza sativa var. silvatica) presenta popolazioni divenute resistenti a imazamox in molti areali tipici di coltivazione.

Numerose inoltre sono le popolazioni di specie che manifestano resistenza o minore sensibilità alle solfoniluree, tra cui Alisma plantago-aquatica, nonché Cyperus difformis, ma anche Schoenoplectus mucronatus, sebbene quest’ultima risulti più stabile rispetto alle altre specie più diffuse e in espansione. Si possono ritrovare inoltre popolazioni resistenti di Cyperus esculentus, di più recente comparsa. Presenti prevalentemente nelle risaie di Piemonte e Lombardia, si possono trovare anche in Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Sardegna.

Altre specie scarsamente controllate dagli erbicidi che agiscono mediante l’inibizione dell’ALS, scambiate talvolta per resistenti, sono Murdannia, Ammania, Bidens, ecc.

Prevenzione e gestione delle resistenze

L’elevata pressione di selezione esercitata dagli erbicidi può comportare dapprima cali di contenimento, che successivamente possono portare all’insorgenza di popolazioni resistenti. Nel caso particolare dei giavoni, per esempio, l’alternanza degli erbicidi ALS-inibitori con gli ACCasi (cialofop-butile e profossidim) permette di ridurre temporaneamente la pressione selettiva, ma possono comparire popolazioni caratterizzate da resistenze multiple (a tutti gli erbicidi ACCasi + ALS-inibitori).

Accanto all’impostazione di un’ottimale strategia erbicida con tutte le pratiche ben integrate tra loro, risulta importante curare la distribuzione degli erbicidi mediante irroratrici funzionali, ma anche il rispetto delle indicazioni di miscibilità, delle dosi e delle epoche di impiego agli stadi di intervento di maggiore sensibilità delle malerbe. Inoltre la corretta addizione di coadiuvanti specifici permette di migliorare il grado di efficacia degli erbicidi.

Qualora la coltivazione del riso divenga insostenibile, può risultare necessaria la periodica interruzione della monosuccessione del riso con altre coltivazioni, seppure meno remunerative.

L’alternanza della gestione della risaia a semina in acqua con quella interrata può prolungare la durata della monosuccessione e contribuire alla prevenzione della comparsa di fenomeni di resistenze per la maggiore variabilità di erbicidi caratterizzati da differenti meccanismi d’azione.

La pratica della falsa semina, con o senza preventiva sommersione delle camere, è una valida strategia per il contenimento del riso crodo e di altre specie a nascita anticipata. Altre pratiche che si possono applicare, oltre che al razionale impiego degli erbicidi, sono la corretta gestione del livello dell’acqua, ma anche la più moderna semina con pacciamatura biodegradabile.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 15/2018
Controllo delle malerbe del riso, attenzione alle resistenze
di M. Fabbri e G. Campagna
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