«Non ho cambiato idea, è che non ci sono riuscito». Così il presidente francese Emmanuel Macron in un’intervista ai media d’Oltralpe ha risposto ai giornalisti circa la promessa mancata fatta nel 2017: vietare il glifosate entro tre anni.
Ora il nuovo target francese è di dimezzare l’uso entro il 2022. Ma stavolta si procederà per incentivi, non per divieti. Per incoraggiare gli agricoltori, il Ministero dell’agricoltura di Parigi ha istituito un credito d’imposta temporaneo di 2.500 euro per gli agricoltori che rinunceranno al diserbo con il glifosate nel 2021 e nel 2022.
Il meccanismo è indirizzato soprattutto ai seminativi, all’arboricoltura e alla viticoltura, che senza l’impiego della molecola erbicida più usata al mondo vedrebbero i costi di produzione lievitare, senza una remunerazione immediata attraverso il meccanismo dei prezzi.
Bisogna compensare gli agricoltori perché «ogni transizione ha un costo e deve quindi essere finanziata» ha detto il ministro dell’agricoltura Julien Denormandie. Lo Stato francese, inoltre, si impegna a investire 80 milioni per integrare il premio per la riconversione delle attrezzature agricole, previste dal piano per il rilancio dell’economia, dotato attualmente di 215 milioni di euro. Il Ministero dell’agricoltura francese ricorda i risultati degli studi dell’Inra, che identificano alternative possibili ma anche i costi superiori in termini di manodopera e lavorazioni meccaniche.
Fare a meno del glifosate si traduce, su scala aziendale, in una perdita di surplus operativo lordo fino al 16% per i seminativi, ovvero in costi aggiuntivi fino a 80 euro l’ettaro. In viticoltura la perdita è del 7%, equivalente a 250 euro l’ettaro.