In poco di più di 10 anni il panorama maidicolo nazionale ha subìto un vero e proprio stravolgimento: le superfici investite si sono praticamente dimezzate e la resa potenziale per ettaro degli ibridi disponibili è praticamente invariata da oltre vent’anni, mediamente pari a 94 q/ha, con forti oscillazioni causate da clima e fitopatie.
Eppure il mais ci serve, tanto è vero che le importazioni di granella valgono praticamente la metà della produzione italiana: il nostro autoapprovvigionamento – punto in più, punto in meno – è del 50%, che tradotto in valore significa qualcosa come 1 miliardo di euro.
In uno scenario di questo tipo, dove la redditività del mais è direttamente collegata alla resa e alla sanità della granella, gli agricoltori non hanno margine di errore, quindi è essenziale iniziare, anzi seminare, con il piede giusto.
Il concetto di vigore di partenza – o early vigor in inglese – assume quindi un ruolo di importanza fondamentale nei principali areali maidicoli, dove la semina tempestiva o anticipata della coltura è ormai una pratica consolidata grazie alle nuove generazioni di ibridi più tolleranti ai ritorni di freddo e con un buon vigore di partenza.
Con le semine precoci la coltura può fiorire nella terza decade di giugno in corrispondenza della massima disponibilità di energia radiante. Le condizioni di stress idrico e termico sono in genere più contenute, con un conseguente sviluppo della pianta più equilibrato. Infine, si riducono le perdite legate ad attacchi di diabrotica e di piralide, i marciumi della spiga e la contaminazione da fusarium-tossine.
Vantaggi si presentano anche con le conseguenti raccolte anticipate che permettono una più rapida e completa perdita di umidità della granella, con minori costi di essiccazione e un minor rischio di incorrere in periodi freschi e più piovosi.
D’altra parte, l’anticipo della semina espone la coltura al rischio di un lento sviluppo della coltura nelle prime fasi, riducendo di fatto i vantaggi di questa strategia; pertanto alla semina occorre porre in atto una serie di accorgimenti per favorire un più rapido superamento del periodo critico per giungere senza rallentamenti alla fioritura.
Tra le principali pratiche per potenziare il vigore di partenza del mais ricordiamo la lavorazione tempestiva dell’interfila, piani di concimazione adeguati a sostenere la pianta nei primi stadi attraverso concimazioni con prodotti granulari o concianti del seme o fogliari e la combinazione delle pratiche ricordate.
Una sperimentazione svolta dall’Università di Torino nel 2018-2019 ha evidenziato come la concimazione «starter» del mais con concimi fosfo-azotati apporti chiari vantaggi sin dalle prime fasi fenologiche di emissione delle foglie sia in condizioni favorevoli (suolo caldo) o più limitanti (suolo freddo). Nella prova lo sviluppo fenologico e la velocità di affrancamento dell’ibrido ad alto vigore si è confermato superiore in entrambe le condizioni ambientali, in particolare nella fase finale degli stadi di emissione delle foglie.
Altre esperienze dell’Università di Torino confermano come la somministrazione congiunta di fosforo e azoto localizzato alla semina del mais abbia effetti benefici sullo sviluppo dell’apparato radicale, incrementando anche il contenuto di clorofilla e la superficie fogliare delle giovani plantule. Il maggiore sviluppo determinato dalla localizzazione di questi due nutrienti nelle prime fasi di sviluppo consente di superare rapidamente il periodo critico dell’insediamento, determinando così un anticipo della data di fioritura con conseguenti vantaggi produttivi e di minore contaminazione con micotossine.
Inoltre, l’aggiunta di microelementi come zinco e manganese permette la prevenzione di carenze e il contrasto di fenomeni di antagonismo (ad esempio l’assorbimento del fosforo). Per il mais l’apporto di microelementi è fondamentale per un ottimale sviluppo della coltura; uno scarso contenuto di zinco nei tessuti vegetali, ad esempio, si traduce in uno sviluppo stentato delle piantine.