Fertilizzazione dell’olivo: come massimizzarne l’efficacia

Per nutrire l’oliveto rispettando le esigenze quanti-qualitative richieste dal mercato è fondamentale tarare gli interventi di fertilizzazione in base alle reali necessità delle piante.

I concimi di ultima generazione, in grado di modulare la disponibilità del nutriente nel tempo secondo meccanismi differenti, garantiscono maggiore efficacia.

Le necessità dell’olivo in asciutta e irrigato

L’olivo è una coltura mediterranea, allevata sia in asciutto sia in regime irriguo. Nel primo caso la fertilizzazione spesso risulta dall’integrazione della concimazione granulare al suolo con la epigea (fogliare).

La distribuzione va assolutamente frazionata ed effettuata alla mignolatura, all’indurimento del nocciolo ed eventualmente in autunno, dopo la raccolta (soprattutto in annate caratterizzate da elevata produzione) al fine di ricostituire le riserve che la pianta utilizzerà l’anno seguente per riprendere l’attività vegetativa (tabella 2).

L’intervento post-raccolta è da evitare però in ambienti a clima freddo, perché aumenta la suscettibilità delle piante alle gelate ritardando il processo di indurimento dei tessuti, e in situazioni in cui esiste un forte rischio di lisciviazione.

In caso di oliveti a bassa densità di impianto, in buono stato di salute, è consigliabile distribuire i prodotti lontano dal tronco, nell’area ai margini della proiezione della chioma di ciascuna pianta, ove maggiore è la presenza di radici assorbenti; questo accorgimento può essere evitato in impianti densamente allevati nei quali gli apparati radicali degli olivi tendono a esplorare estensivamente tutto il volume di terreno.

In coltura asciutta la conoscenza dell’andamento delle piogge, nonché della temperatura del suolo, risulta di estrema importanza. Infatti, la mobilità dell’azoto e il suo assorbimento sono fortemente condizionati dallo stato idrico del suolo e dall’attività di rinnovo dell’apparato radicale.

Qualora tali condizioni non si verifichino, tipicamente in tarda primavera-estate, ci si deve orientare verso la concimazione fogliare (ad esempio in occasione dell’apporto all’indurimento del nocciolo) che numerose ricerche indicano capace di soddisfare valori intorno al 10% delle esigenze nutrizionali annuali della coltura.

In presenza di oliveti micro-irrigati, è da raccomandare la fertirrigazione con la quale l’azoto viene apportato nel volume di suolo dove si concentrano le radici assorbenti. L’apporto sarà puntuale e calibrato sulle effettive esigenze delle piante (sincronizzazione offerta/domanda), con perdite minime per lisciviazione e per via gassosa.

Con la fertirrigazione le piante diventano il principale target della nutrizione e sono in grado di assorbire e utilizzare l’azoto distribuito con un’efficienza che supera il 90%.
Il risparmio economico e ambientale che ne consegue è notevole. La fertirrigazione dovrebbe essere eseguita settimanalmente già dalla ripresa vegetativa con dosi che seguono i ritmi di assorbimento delle piante.

In aree caratterizzate da abbondanti piogge primaverili, si può effettuare una prima concimazione al terreno, alla ripresa dell’attività radicale, per poi proseguire con la fertirrigazione in coincidenza dell’inizio della stagione irrigua (pre-fioritura).

Quale concime scegliere

In coltura asciutta, la quantità di fertilizzante a pronto effetto, frazionata durante il ciclo vegetativo secondo le buone pratiche agricole, è maggiorata del 50% per tenere in considerazione l’efficienza di utilizzo da parte delle piante e le perdite a cui mediamente va incontro l’azoto distribuito a spaglio (lisciviazione dei nitrati, volatilizzazione della forma ammoniacale ed emissione in atmosfera di ossidi di azoto, mineralizzazione e immobilizzazione a opera dei microrganismi tellurici).

Per ottimizzare l’intervento fertilizzante, soprattutto in ambienti particolarmente vulnerabili ai nitrati, è possibile ricorrere a prodotti che, una volta applicati, sono in grado di modulare la disponibilità del nutriente nel tempo secondo meccanismi differenti. Tra questi ricordiamo i concimi contenenti uno o più degli inibitori della nitrificazione, dell’ureasi o loro miscele il cui scopo è quello di rallentare i processi su cui agiscono per ottimizzare la concimazione azotata in termini agronomici, ambientali e anche economici. L’azoto apportato con i fertilizzanti di questa tipologia si rende infatti disponibile in maniera graduale per un periodo di alcune settimane, in sintonia con le capacità di assorbimento e con le esigenze nutritive delle colture.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 22/2020
Fertilizzazione dell’olivo: come massimizzarne l’efficacia
di G. Celano, D. Palese
L’articolo completo è disponibile per gli abbonati anche su Rivista Digitale