In viticoltura la distribuzione di fertilizzanti organici o comunque organo-minerali nei vigneti ha sempre avuto un’importanza rilevante dal punto di vista agronomico e oggi, dopo anni di sfruttamento dei suoli e di concimazioni minerali poco razionali, si può sia divenuta una necessità.
Se infatti si vuole invertire o almeno cercare di rallentare l’attuale tendenza di perdita di sostanza organica dei terreni bisogna considerare questa tipologia di fertilizzazioni quasi come un investimento a medio-lungo periodo, poiché in grado di influenzare positivamente le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del terreno.
La necessità di mantenere il tenore in sostanza organica dei suoli ha spinto la Fondazione E. Mach a verificare, per un triennio, l’effetto della somministrazione di soli ammendanti per fertilizzare il vigneto, in confronto con la normale gestione della fertilità aziendale.
Effetto degli ammendanti sulla qualità del mosto
I risultati della sperimentazione triennale (2016-2018) svolta dalla Fondazione presso quattro vigneti in provincia di Trento (Maso Toresella, Maso Romani, Volano e Cavedine) evidenziano che, per quel che riguarda i parametri qualitativi dei mosti, le tesi fertilizzate con i soli ammendanti (compost e letame) tendono ad avere un’acidità del mosto superiore rispetto alla tesi testimone (tradizionale concimazione aziendale).
L’apporto di letame, in seguito a un aumento dell’acido malico, determina altresì un incremento dello ione potassio. Tale dinamica, sebbene, in misura leggermente minore viene rilevata anche per la tesi ammendata con compost.
L’analisi dei dati qualitativi distinta per vigneto permette di evidenziare maggiori differenze a Maso Romani e a Maso Toresella (tabella 2).
In particolare, a Maso Romani l’acidità totale è risultata significativamente minore nella tesi testimone, in confronto alle tesi ammendate che mostravano generalmente più elevati contenuti di acido malico e minori di tartarico nei confronti del test. I contenuti in ione potassio provenienti da piante trattate con letame sono risultati significativamente più elevati rispetto a quelli del controllo.
Gli effetti dei trattamenti ammendanti sulla qualità dei mosti a Maso Toresella hanno evidenziato una significativa minore gradazione zuccherina della tesi trattata con letame rispetto alle altre due tesi, nonché significativi innalzamenti dell’acidità dei mosti rispetto al testimone, più forte nel caso del letame e di minore entità nel caso del compost, comunque sempre superiore rispetto al testimone. Analogamente a quanto osservato a Maso Romani, il dato relativo al potassio nel mosto è risultato significativamente minore nel controllo nei confronti delle tesi trattate con letame e compost.
Tale effetto, in entrambi i vigneti, sembra riflettere comunque quanto evidenziato precedentemente in merito alle significative maggiori disponibilità di potassio (a livello fogliare e quindi anche a livello di pianta) riscontrate nelle tesi ammendate rispetto al testimone.
Per quanto riguarda l’azoto prontamente assimilabile (APA) a Maso Toresella, va evidenziato che il trattamento con letame ha provocato un significativo innalzamento dei valori nei confronti del testimone, mentre quello con compost ha mostrato valori intermedi. Questi dati riflettono coerentemente le maggiori disponibilità di azoto in pianta registrate attraverso l’analisi fogliare, dei più elevati livelli di SPAD e di biomassa fotosinteticamente attiva misurati nelle tesi ammendate.
Nel vigneto di Cavedine nessuna differenza qualitativa è stata riscontrata, mentre a Volano solo l’acido malico è risultato significativamente inferiore nella tesi testimone in confronto alla tesi ammendata con letame.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 32/2020
Letame e compost validi surrogati nella concimazione viticola
di S. Pedò, D. Porro, A. Cristoforetti, D. Bona, M. C. C. Ippolito, R. Zanzotti, D. Trainotti
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