Qualunque sia l’ambito economico di riferimento, fare previsioni sul suo andamento futuro è sempre molto rischioso, però se parliamo di fertilizzanti una cosa è sicura: i prezzi del periodo pre-Covid difficilmente potranno tornare.
Di conseguenza tutti gli strumenti che permetteranno di aumentare l’efficienza d’uso dei nutrienti, in poche parole di aumentare le rese delle colture utilizzando meno input, saranno sempre più strategici. «I biostimolanti rappresentano la categoria di prodotti più promettente in questo senso e l’entrata in applicazione – il 16 luglio 2022 – del regolamento UE sui prodotti fertilizzanti 2019/1009, oltre a garantire la loro efficacia, ha dato un forte impulso alle aziende produttrici di fertilizzanti verso l’innovazione, il che si tradurrà in nuovi prodotti più performanti e studiati, appunto, per rispondere alle future esigenze delle aziende agricole».
A sottolineare questa chiave di lettura della nuova normativa sui fertilizzanti è Lorenzo Gallo, presidente del Gruppo fertilizzanti specialistici di Assofertilizzanti – Federchimica, al quale abbiamo fatto alcune domande.
Presidente Gallo, quali saranno i principali vantaggi per gli agricoltori dalla nuova normativa dei fertilizzanti?
La parola chiave è «armonizzazione», cioè un processo normativo per rendere disponibili tutti i prodotti fertilizzanti sul mercato europeo. Ma una delle novità più importanti è l’appropriata definizione dei biostimolanti: «biostimolante delle piante è qualunque prodotto che stimola i processi nutrizionali delle piante indipendentemente dal suo tenore di nutrienti» con l’unica finalità di migliorare una o più delle seguenti caratteristiche della pianta o della rizosfera della pianta e cioè l’efficienza dell’uso dei nutrienti, la tolleranza agli stress abiotici, le caratteristiche qualitative, la disponibilità di nutrienti confinati nel suolo o nella rizosfera.
Il mercato italiano dei biostimolanti subirà una rivoluzione in termini di prodotti disponibili?
Questo regolamento è «facoltativo» sotto alcuni punti di vista, quindi sul mercato nazionale potremo continuare a trovare biostimolanti rispondenti ai requisiti del decreto legislativo del 29 aprile 2010 n. 75.
Però le aziende produttrici stanno lavorando per certificare i biostimolanti in conformità alla nuova normativa, marchiandoli CE, per permettere la loro libera commercializzazione in tutta l’UE a 27 (in precedenza potevano circolare in UE solo per mezzo del «mutuo riconoscimento», previa registrazione nei singoli Stati membri), la cui classificazione come biostimolante non dipenderà più dalle caratteristiche dichiarate (come avviene adesso), ma sulla loro reale efficacia. La garanzia sarà infatti l’etichetta, dove verranno riportati gli effetti agronomici sulle piante, certificati da prove di campo condotte con standard armonizzati. Solo così il produttore potrà vantare in etichetta il «claim» o i «claims» specifici, come ad esempio l’aumento della resistenza della coltura agli stress idrici.
Di che tempi parliamo?
La norma è già applicabile, tuttavia dal 2024, anno in cui le principali aziende produttrici avranno terminato l’iter per adeguare le etichette, ci saranno sicuramente più biostimolanti in commercio e il mercato si adeguerà di conseguenza. Chiaramente un biostimolante la cui efficacia è certificata ha un deciso vantaggio competitivo rispetto a uno i cui effetti non sono dimostrati attraverso degli standard armonizzati. I prodotti senza marchio CE potranno rimanere sul mercato nazionale in quanto previsti dalla normativa italiana, tenendo però conto che anche quest’ultima subirà verosimilmente ulteriori processi di armonizzazione.
Un biostimolante marchiato CE offre anche garanzie «a cascata» sulla filiera agroalimentare.
Sì, perché il rispetto del nuovo regolamento offre garanzie nei confronti dei parametri analitici dei diversi componenti, fondamentale per il rispetto delle regole per la commercializzazione di ortofrutta e prodotti freschi in genere.
Aspetti normativi a parte, i biostimolanti aiuteranno le aziende a contenere i costi di produzione delle colture?
Un biostimolante efficace è in grado di migliorare l’efficienza d’uso dei nutrienti, se poi viene utilizzato sfruttando le tecnologie di precisione, come la fertirrigazione, questo effetto si amplifica e risponde appieno alle richieste europee della strategia Farm to Fork. Non dimentichiamo, inoltre, che oltre all’aumento dei prezzi di produzione, l’agricoltore deve confrontarsi con il cambiamento climatico, i cui effetti si possono mitigare solo con prodotti innovativi come, appunto, i biostimolanti.
Lorenzo Andreotti