Considerare l’olivo come una pianta in grado di produrre senza particolari input e in qualunque condizione agronomica, è un concetto ormai superato, soprattutto se si vogliono produrre oli extravergine di oliva che incontrino il gradimento dei consumatori moderni, sempre più attenti ed esigenti in termini di sapore ma anche di valori nutraceutici.
Per questo motivo un piano di concimazione ragionato sulle reali esigenze della pianta e soprattutto equilibrato in macro e microelementi non è solo importante, è fondamentale: «la nutrizione dell’olivo deve tenere in considerazione tantissimi fattori e, il compito degli agronomi, è quello di combinarli nel modo più razionale possibile» dice Giacomo Italiani, agronomo del gruppo Farchioni che, tra Umbria, Lazio e Toscana, segue oltre 400 degli oltre 650 ettari dell’azienda.
Dosare l’azoto in modo equilibrato
«Il nostro piano di concimazione “tipo” – dice Italiani – prevede la fornitura dei principali elementi ripartiti in due momenti, il 60% prima della fioritura e il restante 40% successivamente con fertirrigazioni e trattamenti fogliari, sia negli oliveti in cui adottiamo la tecnica di coltivazione a residuo zero sia nei biologici.
L’obiettivo principale è quello di rendere l’azoto disponibile alla pianta in base alle esigenze fisiologiche. È di fondamentale importanza che non ci siano eccessi di azoto – evidenzia – per non squilibrare gli olivi e avere dispersione dell’elemento nel terreno, dannoso per l’ecosistema, oltre che essere una perdita in termini economici.
Troppa disponibilità di azoto, per esempio, aumenta la suscettibilità delle drupe agli attacchi della mosca o all’occhio di pavone; inoltre gli oliveti del Centro Italia, soprattutto quelli collinari, sono spesso a rischio gelate e per questo ritardiamo il più possibile l’apporto di azoto disponibile al suolo. In pratica cerchiamo di limitare l’attività vegetativa delle piante fino a fine marzo posticipando le concimazioni e intervenendo con l’irrigazione laddove è presente non prima di maggio».
L’importanza di flessibilità e qualità
«Il fertilizzante ideale per l’oliveto deve essere flessibile nell’impiego, bilanciato nella composizione ma soprattutto di qualità nella sua produzione. Esistono in commercio – prosegue Italiani – prodotti anonimi che costano anche 1/3 rispetto a quelli più noti, ma il risparmio all’acquisto lo si paga dopo in termini di efficienza del prodotto.
L’origine delle materie prime e la granulometria di un prodotto di fascia più alta sono sempre la scelta migliore rispetto a quella di un prodotto di fascia più bassa e questo fa davvero la differenza, sia che si lavori su grandi superfici, sia su oliveti più piccoli.
L’obiettivo di qualunque pratica agronomica in oliveto deve essere quello di puntare alla qualità del prodotto finale, cioè dell’olio, che alla fine ripaga le spese e gli sforzi precedenti».
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2021
Azoto in oliveto, attenzione ai picchi di disponibilità
di L. Andreotti
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