«La nostra missione è da sempre quella di trovare soluzioni a problemi “noti” per le produzioni agricole, quella futura, a cui già stiamo lavorando, è di trovare soluzioni a problemi nuovi come il cambiamento climatico».
Il presidente di Biolchim Leonardo Valenti, intervistato da L’Informatore Agrario durante la convention internazionale del gruppo tenutasi lo scorso 31 gennaio a Bologna, sa bene quanto gli stress abiotici legati ad eventi climatici sempre più estremi sono, e saranno, un problema sempre più serio per chi lavora in campagna.
«È una sfida che ci vede in prima linea, tenendo presente che i biostimolanti sono un prodotto “vivo” e per ottenere i migliori risultati vanno applicati con strategie su misura, studiate azienda per azienda, prodotto per prodotto». È questo il motivo per cui la competenza tecnica degli uomini di Biolchim è fondamentale: «i nostri agronomi sono degli eccezionali nutrizionisti – sottolinea Valenti – e la loro capacità di individuare la soluzione che risolve il problema del cliente fa davvero la differenza».
Sul fronte del nuovo regolamento dei fertilizzanti il presidente auspica che venga individuato il giusto equilibrio a livello normativo per evitare di “ingabbiare” i biostimolanti dentro a logiche da agrofarmaco: «l’innovazione di questi prodotti è frutto di una ricerca continua e approfondita che necessità anche di flessibilità e di regole che non possono essere troppo rigide, i biostimolanti sono una categoria di prodotti unica per le loro caratteristiche».
Il punto sulle esigenze dell’ortofrutta
La convention è stata anche l’occasione per parlare di ortofrutta a 360° grazie agli interventi del presidente di Macfrut Renzo Piraccini e di Roberto Della Casa, esperto di marketing ortofrutticolo. «Tecnologia ed innovazione sono la chiave per tornare ad essere competitivi sul mercato ortofrutticolo internazionale – ha sottolineato Piraccini – e gli spazi di crescita per le aziende fornitrici di mezzi tecnici vanno cercati anche in Paesi come quelli dell’Africa Subsahariana. L’Etiopia, per esempio, negli ultimi anni ha segnato un tasso di crescita del Pil dell’8% all’anno e si sta creando una nuova classe media che vuole consumare ortofrutta di alta qualità. I problemi in questi paesi non mancano – ha aggiunto Piracccini – a partire dalla mancanza di infrastrutture, ma allo stesso tempo hanno bisogno praticamente di tutto, dalle tecnologie per il post raccolta ai prodotti per la nutrizione e la difesa delle colture».
«Non possiamo negare che la tecnologia sia essenziale per fare bene agricoltura – ha evidenziato Della Casa – ma le ultime indagini evidenziano che freschezza e gusto sono i due driver principali per guidare i consumi di ortofrutta. Il consumatore italiano oggi premia il gusto dell’ortofrutta, caratteristica legata alla qualità organolettica, che si può migliorare solo ed esclusivamente in frutteto o in campo e di certo non in magazzino. Per ottenere questo risultato l’innovazione tecnologica dei mezzi tecnici per l’agricoltura riveste un ruolo fondamentale».
Lorenzo Andreotti