Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla nascita di diversi «modelli» di agricoltura. Si ricordano ad esempio il modello dell’agricoltura biologica o quello dell’agricoltura integrata.
Ogni modello è stato proposto per rispondere alle sfide che al momento appaiono più urgenti; pertanto tali sfide, e i conseguenti obiettivi, mutano nel tempo a seconda dell’evoluzione delle domande avanzate dalla società e dalle circostanze. Com’è stato ancora ricordato nella recente assemblea generale della FAO del luglio 2023, attualmente l’agricoltura si pone di fronte a una doppia sfida: la sostenibilità ambientale, declinata in primo luogo come la necessità di contrastare il «Cambiamento climatico»; la risposta alla domanda di «sicurezza di approvvigionamento alimentare (food security).
Questa doppia sfida è sintetizzabile nel paradigma della «Intensificazione sostenibile».
In questo contesto l’agricoltura rigenerativa ha assunto il ruolo di modello per rispondere a questa doppia sfida. È opportuno ricordare che l’agricoltura rigenerativa non è un modello nato in questi ultimi anni, essendo stato proposto nei primi anni 80 nelle pubblicazioni del Rodale Institute negli USA, che focalizzavano l’attenzione sulle pratiche di conservare e sull’aumento della fertilità della risorsa suolo che veniva così «rigenerata».
Ma cos’è attualmente l’agricoltura rigenerativa?
Può essere intesa come un approccio agricolo adattativo che applica pratiche scientifiche sperimentate, incentrate sulla salute del suolo e delle piante con l’obiettivo di favorire la resilienza delle rese e un impatto positivo su carbonio, acqua e biodiversità.
Approccio olistico senza limiti all’innovazione
In altri termini l’Agricoltura rigenerativa è un’espressione aggiornata di un’agricoltura integrata che riprende l’approccio olistico dell’agricoltura biologica, senza introdurre limiti a priori all’adozione di innovazioni tecnologiche nel settore della nutrizione (fertilizzanti, biostimolanti di sintesi) e della difesa (prodotti fitosanitari di sintesi) o di tecniche di miglioramento genetico (OGM, NGT, ecc.), incorporando gli obiettivi della carbon farming ma in una visione più vicina alle esigenze espresse dal mercato e dai consumatori. Un ulteriore elemento di connotazione è che l’agricoltura rigenerativa non è tanto definita a priori da un dato insieme di regole e pratiche, quanto da definiti obiettivi da raggiungere, adottando adeguate pratiche e strumenti che non escludono la moderna tecnologia di allevamento di piante e animali, lavorazione del terreno, utilizzo di fertilizzanti inorganici e fitosanitari, sebbene con un uso limitato e più mirato.
A tale riguardo, l’interpretazione e l’uso che ne fanno cinque dei maggiori players internazionali (Danone, General Mills, Mondelez, Nestlè, Walmart) si concentra sui seguenti 6 i risultati generalmente ricercati: riduzione, rimozione e sequestro del carbonio, miglioramento della salute del suolo, miglioramento della qualità e del ciclo dell’acqua, miglioramento della redditività e della produttività, miglioramento della qualità della vita degli agricoltori e, infine, riduzione dei mezzi agrochimici.
Le pratiche incoraggiate, e progressivamente inserite in disciplinari di fornitura sono numerose e tra queste le più rilevanti sono la riduzione dell’intensità delle lavorazioni del suolo, la protezione del suolo con adozione delle colture di copertura (cover crops) e di adeguate rotazioni anche con l’inserimento di leguminose, l’aumento della sostanza organica e della biodiversità nei suoli, l’adozione di strategie integrate di difesa e di fertilizzazione, quest’ultima anche attraverso una maggiore integrazione tra l’allevamento e le colture, l’impiego di tecniche irrigue più efficienti e la difesa degli habitat di valore ecologico.
Molti potenziali pregi ma la Pac li ignora
Il tempo ci dirà se l’agricoltura rigenerativa è un modello valido non solo per diffondere messaggi rassicuranti, ma per rispondere con efficacia alla sfida della intensificazione sostenibile a cui è chiamata l’attuale agricoltura. Rimane però un rimpianto: nell’attuale espressione della Pac, l’agricoltura rigenerativa non trova dimora, non tanto se si esaminano le singole pratiche promosse, quanto nell’impianto complessivo che rispecchia una espressione di una situazione passata e che non aveva ancora fatto i conti con l’insorgenza delle sfide più recenti.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 1/2024
Agricoltura rigenerativa: modello per le sfide attuali
di A. Reyneri
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