La corretta fertilizzazione delle piante da frutto, a seconda delle esigenze della specie, non ha solo la funzione di soddisfare il fabbisogno della pianta dalla primavera all’autunno, ma ha anche un effetto diretto sulla qualità del frutto.
I fertilizzanti organici, in particolare, sono fra i più indicati, poiché consentono sia il mantenimento della sostanza organica del suolo sia un apporto di macro e microelementi con differente disponibilità e stabilità nel tempo.
In quest’ambito, il digestato può essere un’opzione concreta, sia in coltura convenzionale sia biologica, poiché, oltre ad apportare sostanza organica e nutritivi stabili, consente l’attivazione di un ciclo produttivo virtuoso, sostenibile e basato sul riciclo dei nutrienti derivati dalla valorizzazione dei sottoprodotti agricoli.
Il digestato è normato dal decreto interministeriale n. 5046 del 25 febbraio 2016 che ne determina la classificazione e le modalità di utilizzo agronomico, tra cui:
- il digestato destinato all’uso agronomico è un sottoprodotto che non deriva da matrici classificate «rifiuto»;
- vengono definite le biomasse dalle quali è generato il digestato destinabile a uso agronomico in base alle quali vengono identificate due categorie: digestato «agrozootecnico» e «agroindustriale».
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 44/2018 pag. 46
Il digestato in frutticoltura bio: istruzioni per l’uso
di Guido Bezzi, Lorella Rossi
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