Trattamenti con i droni: chiesta l’autorizzazione a Bruxelles

Una coalizione di 15 Paesi UE ha presentato durante il Consiglio del 9 e 10 dicembre scorsi una richiesta formale alla Commissione europea per consentire l’uso di droni per l’irrorazione di agrofarmaci.
«Si prevede che i droni consentiranno l’applicazione mirata di agrofarmaci in condizioni specifiche, aumentando l’efficienza e la precisione del loro utilizzo, contribuendo alla riduzione delle quantità impiegate e dei rischi per la salute umana e l’ambiente», si legge nella nota presentata dal Portogallo e sostenuta da Bulgaria, Croazia, Cipro, Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Italia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Spagna e Svezia.
La nota ricorda che secondo la direttiva 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei fitofarmaci, l’irrorazione aerea è vietata e i droni ricadono in questa tipologia di pratica, ma si tratta di un testo del 2009, quando il concetto di «agricoltura di precisione» era di là da venire ed era impossibile prendere in considerazione i possibili vantaggi della tecnologia.
La proposta di regolamento sull’uso sostenibile (SUR) del 2022, ritirata dalla Commissione dopo essere naufragata nell’Europarlamento, apriva la porta all’uso dei droni a determinate condizioni, una disposizione che, secondo la nota, è stata ampiamente sostenuta dagli Stati membri.
Il SUR affermava che i droni, a differenza di altri velivoli, come aerei ed elicotteri, potevano consentire un’applicazione aerea mirata degli agrofarmaci e aumentare la sostenibilità in agricoltura.
A inizio dicembre, il parlamentare francese centrista Jean-Luc Fugit ha depositato una proposta di legge con gli stessi obiettivi all’Assemblea nazionale, sollevando l’opposizione di sinistra e ambientalisti, secondo i quali un’eventuale via libera all’irrorazione con il drone rappresenterebbe un passo indietro nella transizione verso un’agricoltura sostenibile.