La Commissione europea ha proposto il rinnovo della licenza del glifosate per 10 anni e questo ha fatto ripartire le discussioni e le polemiche sull’utilizzo dell’erbicida.
La proposta dell’Esecutivo UE, che dovrebbe essere messa ai voti degli Stati a metà ottobre, è basata su solide informazioni scientifiche in merito alla rischiosità dei principi attivi coinvolti e non è una autorizzazione incondizionata. È infatti vietato l’uso nei parchi pubblici e nelle aree gioco, ed è vietato per l’essiccamento del raccolto. La deriva dalle applicazioni a spruzzo in campo deve essere ridotta, con una fascia tampone di almeno 5-10 metri e ugelli che riducono la deriva di almeno il 75%. Sono fissati livelli massimi per 5 impurità tossicologicamente rilevanti nel materiale tecnico.
Molto, in realtà, è demandato agli Stati. Le autorità nazionali dovranno monitorare e potranno intervenire nei casi in cui ci siano dubbi sull’esposizione dei consumatori, contaminazione delle acque, la protezione dei piccoli mammiferi erbivori, e potranno aggiungere restrizioni se riscontrano effetti indiretti del glifosate sulla biodiversità in generale. Efsa, inoltre, sta preparando un documento di orientamento sugli impatti indiretti sulla biodiversità e i produttori del glifosate dovranno attenervisi, fornendo ulteriori informazioni entro 3 anni dalla pubblicazione del documento.
Queste restrizioni non conteranno però per i prodotti importati.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 31/2023
Il glifosate divide ancora l’Europa
di A. Di Mambro
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