La campagna 2019 per le pere italiane, come si sa, è stata disastrosa: a conti fatti la produzione è stata dimezzata. Nella tre giorni di Futurpera, la manifestazione svoltasi a Ferrara, sono stati forniti numeri eloquenti: il danno complessivo causato dalla cimice asiatica, secondo una stima elaborata sempre dal Cso Italy, è di 267,4 milioni di euro per il Nord Italia, di cui oltre 200 solo in Emilia-Romagna e 34,2 in Veneto.
Le perdite per il prodotto non raccolto valgono da sole 125,3 milioni di euro; a 29,8 milioni ammonta invece il danno per il calo qualitativo, con il declassamento da prima a seconda qualità; 112,3 milioni di euro sono infine le perdite stimate nella fase di post-raccolta e nell’indotto.
Una decimazione del raccolto mai vista in precedenza. Senza strategie di difesa contro cimice e maculatura bruna, le previsioni per le prossime campagne non potranno che essere ancora di segno negativo. La sola Emilia-Romagna rischia di perdere nei prossimi tre anni ulteriori 1.700 ettari a coltura, con un calo del 10% rispetto alla produzione attuale.
Dopo gli 80 milioni di euro in tre anni promessi dalla ministra Bellanova, ovviamente del tutto insufficienti, si profila un accordo con le banche per rinviare alcune scadenze dei mutui ma occorrono altri interventi.
Servono tempi rapidi per l’introduzione della vespa samurai e bisogna consentire ai produttori di difendersi in maniera attiva. Su quest’ultimo punto si attendono notizie da Bruxelles notizie sulla possibilità di continuare a usare il clorpirifos-metile.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 46/2019
Pere: futuro legato alla lotta alla cimice
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