Contro l’escoriosi della vite due formulazioni a base di rame

Escoriosi della vite

L’escoriosi della vite, causata da Phomopsis viticola Sacc., nota anche come necrosi corticale, è una malattia fungina conosciuta sin dagli anni 50 che ha assunto, in questi ultimi anni, un rinnovato interesse tra le crittogame della vite in seguito a infezioni sempre più diffuse, probabilmente determinate dall’adozione di non corrette pratiche agronomiche (eccessive concimazioni, vigoria dei portinnesti, mancato allontanamento dai vigneti dei tralci infetti) e interventi di difesa non sempre tempestivi.

Il patogeno, come noto, è in grado di svernare sia come micelio nelle gemme sia come corpi fruttiferi agamici, detti picnidi, nei tralci infetti e nelle foglie cadute a terra. In primavera, in concomitanza di periodi piovosi e temperature fresche, si ha l’avvio delle infezioni primarie mediante la liberazione dei conidi, che penetrano per via stomatica o attraverso lesioni presenti sui giovani tralci.

Sintomi

I sintomi compaiono 20-30 giorni dopo l’infezione. I giovani germogli tra i 3 e i 10 cm di lunghezza sono i più sensibili agli attacchi.
La virulenza del patogeno, oltre che dalle condizioni climatiche, dipende anche dalla sensibilità varietale. Risultano molto sensibili le cultivar da tavola Italia, Palieri, Vittoria e Cardinal e, tra quelle da vino, Montepulciano e Sangiovese.

Gli attacchi primari interessano solitamente i primi 4-5 internodi dei tralci di 1-2 anni, sui quali compaiono piccole macchie scure da cui si originano fessurazioni longitudinali. Con il progredire della stagione, nelle aree colpite si osservano sbiancamenti dei tralci e la formazione dei corpi fruttiferi del fungo.

In presenza di gravi attacchi le gemme basali non germogliano e gli internodi appaiono raccorciati e rachitici. Sulle foglie i sintomi sono spesso aspecifici e consistono in piccole macchie necrotiche internervali. Sui grappoli, invece, i sintomi sono molto rari. L’innesto effettuato con marze infette rappresenta una delle principali forme di trasmissione della malattia.

Come viene attuata la difesa

La difesa chimica si basa sull’esecuzione di 1 o 2 interventi effettuati, a partire dal germogliamento, con ditiocarbammati, mancozeb in particolare, cadenzandoli a distanza di 8-10 giorni l’uno dall’altro, generalmente prima degli usuali interventi nei confronti della peronospora.

Scopo della sperimentazione

Esiste, tuttavia, la necessità di sperimentare strategie di difesa alternative che superino l’utilizzo di fungicidi appartenenti a questa classe chimica, soprattutto per le aziende che operano in regime di difesa integrata, in relazione alle limitazioni imposte, in termini di numero complessivo di interventi, dai disciplinari di produzione (Linee guida produzioni integrata Mipaaf) che, di fatto, ne favoriscono l’utilizzo nei confronti della peronospora.

Negli anni 2015 e 2016 sono state quindi effettuate specifiche prove volte alla valutazione delle capacità fungicide dei formulati rameici “Airone” nei confronti dell’escoriosi della vite. Questi formulati si caratterizzano per essere costituiti da un’associazione brevettata e sinergica dei sali di rame ossicloruro e idrossido: l’ossicloruro apporta attività fungicida e battericida legata alla maggiore persistenza, l’idrossido fornisce migliore prontezza di azione. In particolare Airone Più è la formulazione WG composta da 14% rame ossicloruro e 14% rame idrossido, mentre Airone Liquido è la formulazione SC 10%+10%.

Valutazione dei risultati

Prove in Abruzzo

La sperimentazione condotta in Abruzzo ha evidenziato nei testimoni non trattati un livello di infezioni elevato sia come diffusione sia come intensità, con valori compresi tra 49 e 19% (Città Sant’Angelo 2016) e 73 e 31% (Città Sant’Angelo 2015). I trattamenti hanno significativamente ridotto la presenza della malattia, sia riguardo alla diffusione sia all’intensità di attacco. Non si sono evidenziati valori statisticamente differenti tra i formulati in prova, dimostrando la capacità del formulato rameico di contenere la malattia al pari di mancozeb, ditiocarbammato di riferimento.

Risultati delle prove contro l’escoriosi della vite in Abruzzo (2015-2016)

Prove contro escoriosi della vite Abruzzo 2015 2016
I formulati rameici hanno contenuto la malattia al pari di mancozeb in tutte le prove svolte

Prove in Veneto

Nelle prove condotte in Veneto si è sperimentata l’attività dei due formulati rame ossicloruro 14% + rame idrossido 14% e rame ossicloruro 10% + rame idrossido 10%. Anche in questo caso con un attacco particolarmente elevato, compreso tra 86 e 41% a Illasi (2016) e 94-50% a Vidor (2016), la riduzione della malattia è stata molto significativa, e non si sono evidenziate differenze né tra i due formulati rameici né con il ditiocarbammato mancozeb.

Risultati delle prove contro l’escoriosi della vite in Veneto (2015-2016)

Prove contro escoriosi della vite Veneto 2015 2016
Anche in Veneto i formulati rameici si sono dimostrati validi nel contere l’escoriosi come mancozeb nelle due località di prova

Un’alternativa valida per la difesa dall’escoriosi

La sperimentazione avviata ha fornito incoraggianti risultati circa la possibilità di utilizzo dei due formulati rameici per il controllo dell’escoriosi della vite quando applicato in via preventiva nelle prime fasi vegetative. Ciò, oltre a fornire un’ulteriore possibilità di controllo contro Phomopsis viticola, permette, in un contesto di limitazione di impiego dei ditiocarbammati, un’importante alternativa nei calendari di difesa per il contenimento di peronospora della vite.

 

Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 8/2017
Escoriosi della vite, nuove opportunità per il controllo
di D. D’Ascenzo, L. Crivelli, F. Reggiori
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