La flora infestante delle colture è in continua e dinamica evoluzione a causa della pressione di selezione esercitata da cambiamenti climatici, scambi commerciali e pratiche colturali che evolvono a seguito dell’introduzione di nuove tecniche, ma anche delle normative (vincoli Pac, greening, set aside, ecc.).
L’intensità e la tipologia delle lavorazioni, l’epoca di semina, la concimazione, l’irrigazione, l’introduzione di nuove varietà, nonché la pratica del diserbo chimico influiscono sui cambiamenti che avvengono nei campi coltivati a livello della flora infestante. La pressione di selezione esercitata dal diserbo può comportare inoltre l’insorgenza di flora di sostituzione e popolazioni resistenti. Per questo è necessario integrare tutte le pratiche di gestione delle malerbe, allo scopo di contrastare questi negativi aspetti.
Evoluzione floristica
La riduzione delle pratiche di disturbo (in particolare le lavorazioni), come spesso si può osservare negli incolti, comporta dapprima un incremento delle specie perennanti tipiche dei coltivi, come Convolvulus arvensis, Calystegia sepium, Rumex spp., Cirsium arvense, Sorghum halepense, ecc., e poi specie biennali e pluriennali tipiche dei prati e dei terreni sodivi, tra cui in primo luogo le composite, che sono in grado di germinare in superficie e di disseminare mediante il vento a lunga distanza (Erigeron canadensis, Sonchus spp., Sylibum marianum, Carduus spp., Cirsium vulgare, Cirsium arvense, ecc.).
D’altro canto, durante i primi anni di non coltivazione si possono diffondere anche altre specie che normalmente non infestano le coltivazioni, ma che si trovano nelle aree incolte e ruderali, dalle quali si possono riprodurre copiosamente nelle aree meno disturbate, come Torilis arvensis, Ferula communis, Erodium cicutarium, Arctium lappa, Hordeum murinum, Bromus spp., ecc., passando fino alle coltivazioni, anche se in genere localizzate ai margini.
Le malerbe che concludono il loro ciclo prima della raccolta delle colture concorrono ad alimentare la riserva dei semi nel suolo, che di anno in anno assume proporzioni differenti in funzione della composizione della comunità di malerbe che si è selezionata principalmente con le pratiche colturali adottate. Per esempio tendono a disseminare le specie meno sensibili agli erbicidi utilizzati, incrementando lo stock relativo dei semi. Si instaura così un fenomeno di pressione di selezione, che sostanzialmente tende a mutare nel tempo la normale composizione floristica.
Com’è cambiata la composizione floristica del mais
L’analisi di tutti i fattori che influenzano i fenomeni di evoluzione floristica è importante per interpretare i meccanismi che portano alla selezione della flora avventizia, magari anticipando ciò che potrà succedere nel prossimo futuro, in vista della restrizione di erbicidi disponibili e della sostenibilità ambientale che tanto preoccupa l’opinione pubblica.
In questi ultimi decenni si è assistito a un fenomeno di semplificazione floristica e di riduzione della biodiversità che ha portato a selezionare specie più competitive (nitrofile, a portamento eretto e di grande taglia) e di difficile contenimento con gli erbicidi, esotiche ed eliofile caratterizzate da ciclo primaverile-estivo, presenti con maggior frequenza nei campi coltivati.
Tra queste, le principali che assolvono mediamente a questi requisiti ricordiamo: Amaranthus spp. (A. retroflexus, A. hybridus, A. tuberculatus), Ambrosia artemisifolia, Bidens tripartita, B. frondosa, Chenopodium spp. (C. album, C. ficifolium, ecc.), Cirsium arvense, Datura stramonium, Daucus carota, Polygonum lapathifolium e P. persicaria, Solanum nigrum e Xanthium strumarium tra le dicotiledoni, nonché Cynodon dactylon, Echinochloa crus-galli, Setaria spp. e Sorghum halepense tra le graminacee estive. Tra le microterme, invece, si può ritrovare Avena sterilis nelle semine più anticipate o con letti di semina non ben gestiti, comprese le più problematiche popolazioni resistenti.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 24/2020
Come si sta evolvendo la flora infestante nel mais
di G. Campagna, M. Fabbri
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