I cittadini svizzeri hanno detto no al divieto di utilizzare agrofarmaci di sintesi in agricoltura. Questo il risultato del referendum svoltosi domenica e che ha visto prevalere i contrari al divieto con una percentuale del 60%.
Il referendum intendeva non solo vietare nell’arco di 10 anni l’utilizzo di pesticidi nel Paese, ma anche bloccare l’importazione dall’estero di prodotti agroalimentari ottenuti con l’ausilio della «chimica».
Dopo mesi di accese campagne, rileva la stampa svizzera, è arrivato quindi un chiaro no alle proposte di divieto. Nemmeno il prevedibile maggior sostegno urbano è riuscito a fare una grande differenza: sebbene il risultato sia stato più serrato in luoghi come Ginevra e Zurigo, solo uno dei 26 cantoni svizzeri, Basilea Città, ha effettivamente prodotto una maggioranza a favore.
L’affluenza è stata alta, poco meno del 60%.
Il commento
«Era logico che finisse così! Sarebbe stato come chiedere ai cittadini di abolire farmaci per loro stessi o per gli animali. Dobbiamo lavorare per un uso consapevole di tutte le sostanze, punire chi non rispetta le regole e promuovere una vita sana e una dieta equilibrata».
È il commento del deputato Filippo Gallinella (M5S), presidente della Commissione agricoltura della Camera, relativo al referendum svizzero sul divieto di utilizzo degli agrofarmaci di sintesi nelle coltivazioni che ha visto prevalere il ‘no’ al 60%.
«Attraverso le nuove tecnologie – ha proseguito – penso all’agricoltura di precisione e alla digitalizzazione, potremo migliorare l’uso dei fitofarmaci calibrandone le giuste dosi necessarie al benessere delle piante ed evitando di disperderne inutilmente nell’ambiente».
«Con i fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potremo migliorare le tecniche produttive – ha affermato ancora Gallinella – coniugando sostenibilità ambientale ed economica per garantire cibo di qualità, a prezzi accessibili a più persone possibili con il minor impatto sul Pianeta».