L’oidio rappresenta una delle malattie più temute dai viticoltori di tutto il mondo. L’agente causale di quest’alterazione è l’ascomicete Erysiphe necator (Schwein.) Burrill (sin. Uncinula necator), parassita obbligato per i generi Vitis, Cissus, Parthenocissus e Ampelopsis. La specie Vitis vinifera (vite europea) è molto suscettibile agli attacchi di questo fungo.
A differenza dell’infezione primaria causata da cleistoteci, che dipende fortemente dalle piogge e dall’andamento climatico, quella imputabile a micelio svernante nelle gemme è meno dipendente dalle condizioni ambientali. Le infezioni primarie causate da micelio svernante, poiché presenti in vigneto nelle prime fasi del risveglio vegetativo, possono essere molto pericolose, essendo una premessa per precoci e gravi epidemie.
Recentemente è stata dimostrata l’importanza che i cleistoteci ricoprono nel causare infezioni primarie in alcune aree del Sud dell’Italia.
Sperimentazioni condotte in Campania
Negli ultimi anni in alcuni areali della Campania, compresi prevalentemente nella provincia di Avellino, vocati alla coltivazione di uve di pregio con produzione di vini a denominazione di origine controllata e garantita (docg), sono state segnalate infezioni di oidio di difficile controllo. In queste zone, il contenimento della malattia è affidato ad applicazioni preventive di fungicidi in calendari ormai affermati, che prevedono trattamenti in sequenza che utilizzano prodotti specifici solo dalla fase di differenziazione dei grappoli, quella ritenuta più a rischio.
Da sopralluoghi effettuati nel 2014 e nel 2015, sono state osservate nei vigneti gravi infezioni già poco dopo la schiusura delle gemme, con la presenza dei tipici «germogli a bandiera» o di piccole foglioline e germogli con la caratteristica efflorescenza biancastra. L’instaurarsi del fungo così precocemente nella coltivazione porta alla riduzione notevole della produzione anche laddove si è proceduto, poi, all’applicazione di calendari di difesa più stringenti. A questo scopo, nel 2016 sono state eseguite due prove di contenimento dell’oidio in provincia di Avellino (Fontanarosa e Paternopoli) in due vigneti della varietà Aglianico, che avevano mostrato infezioni precoci della malattia con perdite di prodotto superiori al 60%. A tal fine sono stati messi a confronto, con un testimone non trattato, nove calendari che si differenziavano in base alla sostanza attiva impiegata nei trattamenti in apertura: nei primi tre calendari è stato adoperato zolfo, nel secondo gruppo è stato previsto l’impiego di meptildinocap, nel terzo raggruppamento è stata applicata spiroxamina.
L’efficacia sul contenimento della malattia e sulla gravità dei sintomi è stata ottima per i soli calendari in cui è stata somministrata la spiroxamina in apertura, indipendentemente dalle sostanze attive applicate nelle diverse successioni. La somministrazione di spiroxamina all’inizio del calendario di difesa è stata la scelta più efficace nella gestione della malattia, in quei vigneti che mostravano sintomi legati alle infezioni causate da micelio svernante.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 10/2017 a pag. 57:
Strategie contro infezioni precoci di odio della vite
di G. Piccirillo, P. Tarantino, R. Carrieri, M. Cermola, E. Lahoz, G. Polizzi
L’articolo completo è disponibile anche su Rivista Digitale e Banca Dati Online