Il mancato rinnovo di diquat e la revoca di glufosinate ammonio (di possibile impiego fino ad esaurimento scorte nella campagna 2019), largamente utilizzati nel diserbo delle file della vite e delle colture arboree sia nei giovani impianti sia in quelli in produzione, comporta una revisione delle duplici strategie spollonanti ed erbicide. In alternativa è necessario impostare nuove soluzioni tecniche per garantire una buona efficacia nei confronti delle malerbe, preservando dalle problematiche derivanti da eventuali effetti fitotossici, seppur lievi, ma in grado di compromettere la produttività degli impianti nel corso degli anni successivi.
In alternativa si dispone di carfentrazone-etile e piraflufen-etile da applicare da soli o in varie miscele allo scopo di ampliare lo spettro d’azione erbicida, tra cui graminacee e specie a foglia larga più sviluppate e perennanti. Sui polloni meno sviluppati può essere utilizzato su vite l’acido pelargonico, seppur caratterizzato da una minor azione erbicida, tale da richiedere l’anticipo degli interventi e la riduzione degli intervalli di applicazione. Negli ultimi anni si dispone inoltre dell’estensione di impiego di altre sostanze attive, come tribenuron, florasulam, penoxulam, orizalin, diuron, diflufenican e clortoluron, allo scopo di ampliare l’azione a partire dalle giovani plantule nate da seme.
In assenza di glufosinate e diquat, attivi durante i primi stadi di sviluppo anche nei confronti delle popolazioni resistenti di Erigeron spp. a glifosate, è necessario utilizzare i prodotti residuali più attivi con finalità antigerminello (isoxaben, oxifluorfen, oxadiazon), mentre verso le plantule alle prime foglie oltre a oxifluorfen possono svolgere una buona azione gli spollonanti piraflufen-etile e acido pelargonico alle dosi più elevate.
Una buona attività può assicurare la miscela di florasulam + penoxsulam e anche tribenuron, considerando il delicato meccanismo d’azione (ALS).
Nei confronti delle piante più sviluppate risultano attivi gli ormonici MCPA e dicamba. Considerando però il limitato numero di colture riportate in etichetta per molti di questi erbicidi, è necessario porre attenzione nella scelta delle sostanze attive allo scopo di contenere questa specie infestante in diffusione.
Le popolazioni resistenti di Lolium spp. a glifosate e ai graminicidi specifici risultano di più difficile gestione, verso le quali svolgeva una sufficiente attività fogliare glufosinate ammonio applicato alle dosi più elevate ed evitando i periodi stagionali più freddi.
I residuali propizamide, clortoluron e orizalin permettono di ottenere una buona azione antigerminello nei confronti di Lolium spp. Durante i primi stadi di sviluppo flazasulfuron può svolgere una congiunta azione radicale e fogliare. Dopodiché nei confronti delle piante sviluppate di Lolium spp. resistenti sia a glifosate sia ai graminicidi specifici è necessario impostare strategie integrate che prevedano la trinciatura di questa specie infestante.
Tratto dall’articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 41/2018 a pag. 38
Gestione tra revoche e rinnovi delle malerbe in vigneto e frutteto
di M. Fabbri, G. Campagna
L’articolo completo è disponibile anche su Rivista Digitale e Banca Dati Online