Alla fine del 2020 Syngenta ha presentato The Good Growth Plan 2.0 – Gli impegni concreti di Syngenta per il futuro dell’agricoltura, il nuovo piano strategico che impegnerà l’azienda fino al 2025.
Uno degli obiettivi del nuovo Piano è rappresentato dalla riduzione dei residui nelle colture e nell’ambiente, un tema di particolare interesse per il settore dell’uva da tavola che deve fare i conti con le pressanti richieste della grande distribuzione organizzata (gdo).
Per analizzare le criticità legate al tema residui su questa coltura, lo scorso 26 gennaio Syngenta ha organizzato l’incontro-webinar Residui e standard secondari nella filiera dell’uva da tavola nel corso del quale sono stati presentati due strumenti concreti per supportare la filiera.
The Good Growth Plan 2.0
«Il nuovo Piano strategico – ha spiegato Mauro Coatti head of technical support Syngenta – ha l’obiettivo di perseguire la sostenibilità ambientale ed economica con importanti riduzioni delle emissioni di gas serra, rinnovando l’impegno a migliorare la biodiversità, proteggere il suolo e tutelare la salute degli agricoltori e del consumatore.
Per la filiera dell’uva da tavola, in particolare, dopo un intenso dialogo con gli stakeholder della filiera, come Syngenta abbiamo deciso di supportare i tecnici nella definizione di protocolli di difesa e di gestione delle colture attraverso informazioni sulla residualità dei prodotti, il co-sviluppo dei protocolli di coltivazione, la formazione e l’informazione sulle normative e offrendo strumenti e servizi a supporto della sostenibilità».
Residui e gdo, criticità per l’uva da tavola
È toccato a Matteo Spagnuolo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico della Commissione italiana uva da tavola, spiegare come viene valutata dal punto di vista tossicologico una sostanza attiva, il rischio per il consumatore, partendo dal concetto di LMR (residuo massimo ammissibile), e quali sono le criticità per la filiera uva da tavola.
Nonostante i risultati Efsa diano indicazioni di sicurezza per l’uva da tavola italiana sia per rischio acuto che cronico (rispetto dei limiti di legge), i disciplinari imposti dalla grande distribuzione impongono capitolati molto più restrittivi rispetto ai limiti di legge, il più delle volte spinti da strategie commerciali o dall’opinione del consumatore e non supportati da considerazioni scientifiche. Limitazioni imposte dalla gdo sono ad esempio la riduzione del limite massimo ammissibile (30-50% dell’LMR), la riduzione degli ARfD (dose acuta di riferimento) rispetto a soggetti più sensibili, l’inserimento di sostanze attive in black list nonostante queste siano autorizzate o il numero massimo di residui (4-5).
«L’applicazione di questi capitolati – ha evidenziato Spagnuolo – rende difficile implementare strategie di difesa integrata oltre a penalizzare il sistema italiano dove a parità di capitolato abbiamo condizioni climatiche meno favorevoli. Per questo motivo è fondamentale raggiungere il consumatore per far percepire maggiormente la reale salubrità del prodotto, oltre a dare valore aggiunto attraverso specifici disciplinari di qualità che consentano di entrare nel mercato in maniera visibile e con una precisa identità».
Due strumenti per la filiera
In questo contesto Syngenta si pone al fianco dei produttori offrendo sia mezzi tecnici sempre più sostenibili (ad esempio Taegro, antioidico e antibotritico di natura microbiologica recentemente immesso sul mercato), sia mettendo a disposizione strumenti utili per affrontare il mercato.
Un primo esempio di strumento a supporto della filiera è rappresentato da un sistema informativo sui prodotti Syngenta, che permette di dare indicazioni sull’andamento delle curve di residualità in funzione di analisi effettuate in campagna in specifiche condizioni (varietà, sistema di allevamento, ecc.). Enrico Volpi regulatory data manager & food chain support Syngenta in particolare ha descritto le curve di residualità di un insetticida (emamectina) e un fungicida (penconazolo) in diverse condizioni evidenziando quelle che sono le situazioni ottimali di impiego.
Un ulteriore supporto è rappresentato da eMAT, strumento digitale che permette di stimare il residuo alla raccolta in funzione di uno specifico programma di protezione.
«Questo applicativo online – ha spiegato Paolo Borsa – è rivolto a consulenti e agronomi (oltre ai tecnici Syngenta) e, una volta costruita la strategie di difesa, offre corrette raccomandazioni d’uso dei prodotti, posizionamento esatto in funzione della fase fenologica e della residualità che vogliamo ottenere, il tutto in combinazione con le informazioni di mercato. Permette quindi di capire se il nostro prodotto può essere venduto in uno specifico mercato e se rispetta i capitolati della gdo»