I fertilizzanti sono mezzi tecnici essenziali per l’agricoltura ma vanno utilizzati in modo corretto per sfruttare appieno la loro efficacia e la ricerca è concentrata a individuare soluzioni e tecnologie sempre più innovative, in grado di mantenere la fertilità dei suoli attraverso l’apporto bilanciato dei nutrienti necessari, evitando potenziali carenze e inutili sprechi. Il binomio «produttività e sostenibilità », concetto ormai di riferimento per l’agricoltura europea, è stato al centro di tanti interventi durante l’ultima Assemblea di Assofertilizzanti-Federchimica, tra i quali anche quello del neopresidente Paolo Girelli, a cui abbiamo posto alcune domande.
Presidente Girelli, nel suo discorso di insediamento ha ribadito chiaramente l’impegno dell’associazione per tutelare la salute dei suoli e dell’ambiente. Quali sono le azioni concrete che avete in programma?
Un aspetto su cui vorrei soffermarmi, anche se non è certo un’area di novità, è quello della promozione dell’uso corretto dei fertilizzanti secondo le indicazioni d’uso riportate nelle etichette e nei documenti tecnici che, come imprese, predisponiamo, e che consentono un’ottimizzazione del loro utilizzo al fine di garantire la loro funzionalità ed efficacia e di tutelare la salute dei suoli e dell’ambiente.
Tali documenti sono frutto di un costante impegno da parte dell’industria nell’effettuare prove in laboratorio e in campo per offrire prodotti altamente performanti sotto ogni punto di vista.
Non solo, la ricerca delle nostre imprese ha consentito anche lo sviluppo di nuovi prodotti che possono contribuire a ridurre le perdite di nutrienti (come, ad esempio, nuove tipologie di polimeri biodegradabili) o verso i biostimolanti, in grado di aiutare la pianta ad assorbire meglio i nutrienti presenti nel terreno e resistere agli stress abiotici, rappresentando una valida risposta anche contro gli effetti del cambiamento climatico. Infine, un’area nella quale intendiamo impegnarci sempre di più in futuro è quella della formazione rivolta a tecnici e agricoltori.
Le imprese italiane del comparto dei fertilizzanti sono all’avanguardia sotto molti aspetti tecnici, ma lamentano l’assenza di un quadro normativo che valorizzi cicli produttivi corretti e trasparenti e, al contempo, che sia in grado di utilizzare al meglio le materie prime, anche in un’ottica di economia circolare. Qual è il suo commento in merito?
Uno dei principi cardine del Regolamento europeo è la promozione della diversificazione delle materie pri-me per la produzione di fertilizzanti in modo da supportare la crescente attenzione del settore verso i principi di sostenibilità ed economia circolare. Questo approccio mira a favorire l’utilizzo di risorse alternative, contribuendo così a garantire una gestione più efficiente e responsabile delle risorse naturali. In tal senso, tra gli esempi più significativi di nuove materie prime comprese nel Regolamento compare la struvite, minerale di origine naturale ricavato da materiali biologici, utilizzato nella produzione di fertilizzanti per l’elevato contenuto di fosforo.
Tuttavia, numerose materie prime non sono ancora state regolamentate all’interno della norma come, ad esempio, i sottoprodotti di origine animale, impiegati per produrre fertilizzanti organici, settore in cui l’Italia si distingue come uno dei principali produttori in Europa.
Infatti, per questi prodotti sono stati definiti, per ora, solo i requisiti obbligatori dal punto di vista sanitario, mentre mancano quelli di efficacia agronomica e di comportamento ambientale, utili a ottenere il marchio CE.
Purtroppo, mi preme sottolineare che, senza una regolamentazione chiara a livello europeo, si rischia non solo di perdere un’importante opportunità dal punto di vista di riutilizzo delle risorse ma, soprattutto, di generare ulteriori costi e impatti sull’ambiente per procedere con il loro smaltimento. Infine, sarà necessario lavorare anche a livello italiano affinché, nell’ambito della revisione della normativa nazionale dei fertilizzanti, ci si allinei ai medesimi principi generali del Regolamento, purché continuino a essere tutelate le nostre specificità nazionali da sempre riconosciute per l’elevata qualità.
Sappiamo che l’Associazione da tempo promuove il Marchio di Qualità di Assofertilizzanti. Può dirci di cosa si tratta e qual è il suo valore?
Il Marchio di Qualità è un progetto sostenuto da Assofertilizzanti da più di 10 anni, che mira – attraverso la collaborazione con Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) e Certiquality (organismo accreditato per la certificazione dei sistemi di gestione aziendale per la qualità, l’ambiente, la sicurezza e nella certificazione di prodotto) – ad attuare un programma di controlli, non solo orientati alla verifica del sistema di etichettatura e successiva caratterizzazione dei prodotti in laboratorio, ma impegna le imprese associate ad adottare comportamenti che vanno al di là del mero rispetto della legge. Elevata qualità dei prodotti, sicurezza di produzione e rispetto degli equilibri ambientali, sono i tre principali pilastri di questo importante progetto. Possono, infatti, ottenere il Marchio di Qualità solo le imprese che, oltre al rispetto delle normative vigenti, si impegnano a conseguire le più importanti certificazioni (di qualità, ambientali, di sicurezza, ecc.), sottoponendosi frequentemente a maggiori controlli per dimostrare il proprio rigore.
Quali sono le sfide che si aspetta, come presidente, di dover affrontare nell’immediato futuro?
Uno degli aspetti principali che la nostra Associazione dovrà continuare a seguire con molto impegno sarà la piena implementazione del Regolamento europeo. Quanto detto finora, infatti, fa capire l’importanza di una norma pienamente applicabile per garantire alle imprese la possibilità di continuare a operare e a investire in questo settore. Non dimentichiamo, come detto prima, che la normativa nazionale dovrà essere adeguata e allineata ai principi del Regolamento europeo. Il Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare sta avviando ora i lavori in merito e sarà nostro compito portare all’attenzione delle istituzioni le nostre istanze al fine di riuscire a preservare l’eccellenza e la leadership italiana nel settore dei fertilizzanti. Un altro tema che sarà sicuramente al centro delle discussioni future per il nostro comparto, e non solo, è quello dell’energia perché conosciamo bene l’impatto che possibili oscillazioni sul mercato energetico possono avere per quello dei fertilizzanti. Infine, ma non per importanza, la sfida che attende l’intero settore riguarda il rapporto con le nuove istituzioni europee. Sappiamo bene che ci sono alcuni aspetti del Green Deal che non sono stati ancora affrontati a pieno e ci aspettiamo che vengano ripresi nell’arco di questa nuova legislatura. Sarà, pertanto, fondamentale per noi lavorare, insieme a Federchimica e alle nostre Associazioni europee di riferimento.
Lorenzo Andreotti