Le strategie sulla biodiversità e sul sistema agroalimentare («A Farm to Fork») al centro del Green Deal europeo sono due elementi chiavi nella proposta verde della futura politica agricola comune e che stanno contrapponendo il mondo agricolo a quello ambientalista. Con queste strategie, in particolare, la Commissione europea si propone, tra l’altro, di tagliare entro il 2030 l’uso dei prodotti fitosanitari del 50% e dei fertilizzanti del 20% oltre a portare a coltivazioni biologiche il 25% dei terreni agricoli. Una proposta, questa, che giocoforza avrà un impatto anche nel settore della ricerca di nuove soluzioni per la difesa che dovranno soddisfare i tre pilastri della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Per capire quali sono le strategie messe in campo da Bayer per affrontare queste nuove sfide di sostenibilità abbiamo intervistato Frank Terhorst, Head of crop strategy and portfolio management, Crop Science division of Bayer.
Dott. Terhorst, l’Europa sta aumentando sempre più le restrizioni verso l’uso dei prodotti fitosanitari. Alla luce di tale situazione i prodotti di sintesi chimica restano ancora strategici per Bayer? Gli agenti di biocontrollo possono rappresentare uno strumento utile per rispondere alle nuove proposte comunitarie?
Per Bayer, anche in questo contesto, le soluzioni di sintesi chimica mantengono un ruolo strategico per garantire un efficace controllo di insetti, funghi e infestanti in quanto in grado di garantire effetti positivi sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo. Noi, però, siamo consapevoli dell’importanza della lotta integrata, un metodo di difesa che include tutte le soluzioni disponibili. In quest’ottica gli agenti di biocontrollo hanno e sempre di più avranno un ruolo fondamentale nelle strategie di difesa non solo in Europa ma anche in altre regioni del Mondo. Bayer continuerà comunque a investire in una chimica moderna che troverà spazio anche in un contesto normativo in evoluzione e che sarà fondamentale in tutti quei contesti dove la sola lotta biologica non è sufficiente.
Parliamo degli agenti di biocontrollo: quali sono oggi i campi d’impiego e quali le maggiori criticità?
Gli agenti di biocontrollo fogliari hanno evidenziato in questi anni una crescita esponenziale in orticoltura, frutticoltura e viticoltura non solo in Italia, ma anche in Nord e Sud America, offrendo un contributo in un’ottica sostenibile. Nel settore del trattamento del seme, altra area di interesse in diversi Paesi, oggi non sono ancora disponibili soluzioni in grado di garantire le stesse performance dei prodotti di sintesi chimica; è un settore giovane sul quale poniamo grandi aspettative e presto ci saranno prodotti anche in questa area (a livello europeo per i primi progetti si parla di un arco temporale di 4-5 anni).
In entrambi i casi un elemento di criticità è rappresentato dall’iter registrativo che a oggi, a differenza di quanto avviene negli Stati Uniti, è lo stesso che viene seguito per i prodotti tradizionali. A tale riguardo ritengo serva una volontà politica che possa ridurre i tempi necessari per la registrazione di tali prodotti.
Parlando di ricerca in ambito biorational (agenti di biocontrollo e biostimolanti), quali sono i filoni che state seguendo?
Oggi grazie all’integrazione con Monsanto pensiamo a una dimensione più ampia che prevede sia ricerca interna, sia partnership con altre aziende. Da Monsanto, ad esempio, abbiamo ereditato la partnership con Novozymes società americana con business nelle soluzioni microbiologiche che ci ha permesso di allargare il nostro portafoglio nei fertilizzanti e nel segmento dei biostimolanti. Un altro esempio di collaborazione è rappresentato dall’accordo con l’azienda AlphaBio Control per la distribuzione di Flipper, bioinsetticida verso il quale abbiamo grandi aspettative grazie all’ampio spettro d’azione e alla sua stabilità paragonabile a un prodotto tradizionale.
Parliamo di erbicidi, settore che da anni vede una limitata introduzione di nuove soluzioni. Ritenete sia ancora una priorità per la vostra ricerca?
La gestione delle infestanti nelle colture è strategica in un’ottica sostenibile, in quanto risulta fondamentale in abbinamento a quelle pratiche che permettono riduzione delle emissioni di CO2 e produrre allo stesso tempo quantità e qualità. Questo rappresenta un tema chiave in Europa, per questo motivo è necessario ancora una volta avere un collegamento tra innovazione e produzione sostenibile.
Come vi state muovendo in tale contesto?
Nel settore degli erbicidi la chimica resta una priorità per la ricerca Bayer. Due anni fa abbiamo lanciato un ambizioso piano che prevede investimenti pari a 5 miliardi di euro finalizzati allo sviluppo di soluzioni integrate in grado di assicurare la gestione delle malerbe. I risultati di tale piano si vedranno nel lungo periodo (anche per le difficoltà registrative) e siamo fiduciosi di poter registrare un nuovo promettente diserbante caratterizzato da un innovativo meccanismo d’azione verso la fine di questo decennio.
Giannantonio Armentano