I cereali a paglia sono stati i protagonisti indiscussi dell’evento conclusivo dell’edizione 2022 delle Giornate in Campo organizzate da Consorzi Agrari d’Italia (CAI), Società italiana sementi (SIS) e IBF Servizi, svoltosi il 31 maggio scorso a Poggio Renatico (Ferrara), presso l’azienda agricola La Pioppa.
Numerosa la partecipazione di agricoltori e tecnici che non hanno voluto mancare all’appuntamento, nel corso del quale sono stati presentati i risultati di un anno di sperimentazione condotta in trenta campi varietali distribuiti in tutta Italia su diverse varietà di grano, duro e tenero, e orzo italiani, caratterizzate da elevati standard qualitativi funzionali ad un aumento della produttività.
Aumentare la produttività
E in effetti i numeri a bilancio confermano questo trend: +12% la produzione di grano tenero e duro e un risparmio, per le aziende agricole, del 9% rispetto ai costi di produzione tradizionali.
Studio del terreno, scelta del seme più adatto, strategia sostenibile di difesa e nutrizione, tecniche di agricoltura di precisione. Sono questi i pilastri su cui si è mossa tutta l’attività sperimentale di CAI, SIS e IBF Servizi, che insieme all’aumento della produttività si è concentrata sulla riduzione dei costi aziendali e il mantenimento costante di un alto livello qualitativo dei cereali.
Tutti obiettivi raggiungibili che però, quest’anno, devono fare i conti con un andamento climatico contrassegnato da un caldo torrido anticipato e da una scarsità di precipitazioni che, secondo le prime stime, influiranno negativamente sulle rese.
Così, se le quotazioni dovessero mantenersi in linea con le medie del periodo nonostante i costi di produzione più che raddoppiati rispetto allo scorso anno, secondo un’analisi di Cai, Sis e Ibf Servizi, le rese potrebbero subire una contrazione oscillante tra il 15 e il 30% a seconda degli areali produttivi.
«L’obiettivo è quello di riuscire a produrre 80 q/ha di grano – ha spiegato Stefano Forbicini di CAI – ma se lo stress climatico non incide sulla qualità del prodotto, lo stesso non si può dire per l’aspetto quantitativo. Diverso il discorso per l’orzo, che sta registrando un aumento delle superfici coltivate con un indubbio beneficio per l’alimentazione zootecnica costretta a fare i conti con un deficit di mais determinato dal mancato arrivo di prodotto dall’Ucraina».
Meno rese e, per fortuna, minore incidenza di malattie fungine a carico del grano, septoriosi e Fusiarium, proprio a causa o, se vogliamo, per merito della scarsità di precipitazioni registrate nell’inverno passato e nella primavera che sta per congedarsi.
L’importanza del seme certificato
«Nell’ottica di ottimizzare gli interventi di difesa della coltura – ha sottolineato Claudio Cristiani, responsabile ricerca & sviluppo di CAI – le nostre prove sperimentali hanno riguardato un unico trattamento in spigatura la cui efficacia andrà verificata in pieno campo. La riduzione del 50% degli interventi fitosanitari è la conseguenza delle soluzioni tecnologiche legate al concetto di agricoltura di precisione che dovranno trovare una sempre maggiore diffusione nelle aziende agricole italiane. Lo stesso vale per la nutrizione, che grazie a una gestione agronomica capace di indagare e gestire in modo dinamico le interazioni tra suolo, pianta e atmosfera, può permettere di risparmiare in alcuni casi fino al 15% di concime o fino al 20% di acqua su colture irrigue».
Intanto CAI e SIS hanno registrato quest’anno un aumento del 20% sulle vendite di seme certificato, un positivo andamento che può mettere al riparo gli agricoltori dall’insidia del mal del piede del grano, fitopatia comparsa in Italia di recente e in grado, laddove si manifesta, di compromettere l’intera produzione.
Infine, nei prossimi giorni anche il Consorzio Agrario del Nord Est entrerà a far parte della grande famiglia dei Consorzi Agrari d’Italia, un ingresso importante che non mancherà di dare il suo valido contributo a vantaggio di un’agricoltura innovativa, sostenibile, ma saldamente ancorata alle sue antiche tradizioni.
Anna Mossini