“Dobbiamo incrementare le opportunità di narrazione delle nostre produzioni che non potranno essere vendute in un tutto indistinto in cui il valore si perde e si deprime”. Lo ha dichiarato il presidente del Consorzio di Tutela del Prosecco Doc, Stefano Zanette, nell’illustrare ai soci il bilancio 2018 chiuso, ha rilevato, “con una crescita a valore più che proporzionale alla crescita a volume”.
La vendemmia 2018 ha infatti consentito una produzione di 3,6 milioni di ettolitri, cioè il 10,7% in più rispetto all’anno precedente. Ma è la dimensione del valore che ha fatto registrare l’accelerazione più marcata con un +13,4%, a 2,369 miliardi di euro, grazie alla vendita di 466 milioni di bottiglie.
Per quanto riguarda il bilancio di previsione 2019 relativo al Consorzio, i contributi derivanti dall’attività erga omnes del Consorzio è di 6,47 milioni, di cui 4,9 per attività di valorizzazione e promozione e 1,26 per sostenere la tutela. Il contributo per attività diretta ai soci è di oltre 300 mila euro.
Nelle attività di valorizzazione nell’ultimo anno è stato inserito il settore geografico Sud Est Asia, ritenuta un’area in cui sia fondamentale potenziare le iniziative di promozione. Con il Friuli Venezia Giulia proseguono i progetti di “Pacific Prosecco” per attività svolte in Giappone e Canada e per promozioni in Cina e nell’Asia sud orientale, che vanno ad aggiungersi agli storici Paesi obiettivo: USA, Canada, Russia e Cina.
Alle attività rivolte all’analisi della situazione economica e produttiva del sistema, le tendenze e le previsioni di mercato, oltre a studi sull’andamento climatico e su nuove pratiche per il miglioramento della qualità sono assegnati quasi 116 mila euro.
Il Consorzio destinerà anche una componente delle risorse a supportare un’analisi tecnico-economica sull’introduzione della tipologia ‘Rosato’ nel disciplinare della Doc Prosecco.
Tra le iniziative finalizzate alla tutela della denominazione, infine, saranno intensificate le azioni legali a contrasto delle evocazioni, ossia degli espedienti utilizzati da concorrenti scorretti con l’apposizione del suffisso “secco” nel nome dei loro prodotti, in alcuni casi anche diversi dai vini.
Il Prosecco Rosé
Il 57% degli imbottigliatori del Prosecco produce già spumanti rosé. Tale dinamica produttiva è avvalorata anche dal mercato. Negli Stati Uniti la produzione di vino rosé lo scorso anno ha toccato i 227 milioni di dollari con un aumento dei consumi del 23%. La Francia, accelerando dei 31%, ha rincorso a 217 milioni ma in Italia il business legato al rosato ha superato appena i 20 milioni di dollari.
È una delle molte ragioni per cui il Consorzio di Tutela del Prosecco Doc ha scelto di proporre all’assemblea dei soci un disciplinare che permetta di introdurre una versione rosé che si chiamerà “Prosecco spumante rosé millesimato”. Al consumatore apparirà di colore “rosa tenue più o meno intenso, brillante”, con “spuma persistente” e con una componente zuccherina da classificare fra quelle di vini “brut nature ad extra dry”.
Per ottenerlo si useranno uve Glera e una quota di Pinot nero compresa fra il 10% ed il 15%, con indicazione in etichetta dell’annata e immissione nel mercato dall’1 gennaio successivo alla vendemmia.
La proposta è stata approvata pochi giorni fa ed ora, tecnicamente, per risultare a tutti gli effetti praticabile, occorre attendere il disco verde delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e, infine, il timbro definitivo del Comitato nazionale vini del Governo.
Il Consorzio ha affidato ai ricercatori Wine Monitor di Nomisma un’analisi fra i consumatori dei principali mercati di riferimento, ottenendo indicazioni più che incoraggianti.
“Sarà un modo molto interessante di diversificare l’offerta – è il punto di vista del presidente del Consorzio, Stefano Zanette – e credo sarebbe possibile produrre, dopo la vendemmia del 2020, dai 15 ai 20 milioni di bottiglie rosé sui 464 milioni complessivi prodotti nella denominazione Prosecco Doc”.