La grande volatilità dei prezzi del gas non permette di fare previsioni sul futuro a breve termine della produzione europea di fertilizzanti, e lo squilibrio import-export accentuato negli ultimi anni insieme alla concorrenza americana sull’economia green preoccupano sul medio-lungo termine.
È questo lo scenario tracciato da Svein Tore Holsether, ceo di Yara International durante l’incontro con la stampa internazionale tenutosi a Bruxelles (Belgio). Un’occasione per lanciare alcuni precisi messaggi all’establishment UE e rispondere anche alle domande sul futuro degli stabilimenti europei che hanno sospeso le attività, come quello di Ferrara.
Al momento non c’è certezza sui tempi di riapertura dell’impianto, che «dipende da due fattori, il prezzo del gas e quello dell’ammoniaca», ha detto Holsether.
Produrre in Europa con profitto
«È complicato da prevedere – ha spiegato – perché quello che stiamo vedendo ora è, sì, una riduzione significativa dei prezzi dell’energia, da metà dicembre, ma anche i prezzi dei fertilizzanti sono diminuiti in modo significativo. Quindi è quel calcolo che dobbiamo fare e il risultato ci dice se possiamo produrre con profitto». «L’Europa è la nostra casa, è dove abbiamo cominciato tutto e abbiamo bisogno dell’infrastruttura produttiva che abbiamo qui – ha aggiunto – ma alla fine tutto dipende da una gestione redditizia degli impianti, non è un obiettivo per noi ridurre la produzione in Europa, ma se siamo finanziariamente costretti a farlo, allora dobbiamo».
«Fino ad ora – ha argomentato Holsether – siamo stati in grado di far fronte al periodo di grande volatilità dei prezzi dell’energia e dei fertilizzanti dovuto prima alla coda dell’emergenza da Covid- 19 e poi all’invasione russa dell’Ucraina. Abbiamo dovuto aumentare e diminuire la produzione e come leader mondiali del mercato dell’ammoniaca abbiamo potuto spostare volumi da una parte all’altra del Globo, ma lo dobbiamo pur fare in modo finanziariamente responsabile».
Inoltre, ha proseguito, «vediamo segnali di allarme, come l’aumento delle importazioni e un bisogno sempre maggiore di prodotti provenienti dall’estero in Europa così come un impatto sulle esportazioni, necessarie anche per mantenere l’infrastruttura degli impianti in Europa».
Il numero uno di Yara, come in generale l’industria dei concimi UE, ha respinto al mittente come «pericolose per tutto il settore» le richieste, che vengono soprattutto dalle organizzazioni agricole, di sospendere tutti i dazi sui fertilizzanti, inclusi quelli punitivi sullo UAN proveniente da USA e Trinidad & Tobago, anche solo temporaneamente. «Posso capire gli agricoltori – ha replicato Holsether ai giornalisti – ma allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli di ciò che stiamo facendo, se stiamo mettendo a rischio l’industria europea».
Bisogna incentivare la decarbonizzazione
Per invertire la tendenza, il messaggio di Holsether, serve «ridurre la nostra dipendenza dalla Russia, e se abbiamo reagito alle conseguenze della guerra in un certo modo nella prima fase, ora dobbiamo passare alla fase due». Cioè fare sul serio sulla decarbonizzazione, con veri incentivi alle imprese. L’esempio è l’Inflation Reduction Act, la recente legge Usa che trasferisce 400 miliardi di dollari alle imprese e al sistema produttivo per decarbonizzare l’economia stelle e strisce.
Con un bazooka finanziario del genere, ha scandito Holsether, l’Europa «rischia di perdere la sua leadership nella transizione verde» perché Washington «utilizza la carota», mentre «l’approccio qui in Europa somiglia più a quello del bastone».
«Il risultato» dell’approccio europeo «è che vediamo annunci importanti di nuovi impianti negli USA e non vediamo lo stesso in Europa», è la sua critica. Soprattutto per la produzione di ammoniaca verde «oggi non c’è paragone, gli USA sono molto più attraenti per gli investimenti», ha raccontato. Con l’Inflation Reduction Act «gli incentivi sono alti, e se hai i requisiti la procedura per accedervi è semplice, mentre in Europa il processo per avere accesso ai fondi è carico di incertezza», ha proseguito. All’incertezza contribuisce il Cbam, il meccanismo UE di adeguamento del prezzo della CO2 alle frontiere, che coprirà anche i fertilizzanti.
«In linea di principio la misura ha molto senso per creare condizioni di parità con i concorrenti internazionali – ha evidenziato il ceo di Yara – ma ha anche alcuni punti deboli, perché crea condizioni di parità per le importazioni ma quando si tratta di esportazioni i meccanismi non ci sono, perché il sistema non è realmente progettato per prendersi cura di questo».
«Nel Vecchio continente – la conclusione di Holsether – abbiamo alcune delle aziende più lungimiranti al mondo sull’efficienza energetica e nelle tecnologie verdi ma rischiamo di perdere la posizione di leadership e questo si somma allo svantaggio in termini di accesso all’energia che l’Europa ha in questo momento».