Produrre cereali tra innovazioni e geopolitica

La lotta alle infestanti che colpiscono le colture cerealicole è stato l’argomento al centro di un convegno che Bayer ha organizzato il 12 novembre scorso a Bologna durante il quale, oltre alla presentazione delle soluzioni più innovative, si è parlato anche delle prospettive del mercato dei cereali sia a livello nazionale, sia globale.
Un aspetto molto importante, che all’inizio di ogni annata agraria interroga gli agricoltori anche alla luce degli eventi geopolitici che stanno caratterizzando questi ultimi anni.

Una linea completa

Controllare efficacemente le infestanti sui cereali è indubbiamente l’obiettivo di ogni agricoltore. Ecco allora che Bayer, attraverso i suoi esperti Paolo Bacchiocchi, agronomo con un’esperienza di oltre 30 anni in Bayer e riferimento tecnico per l’Emilia Romagna, insieme a Silvia Casalini, anch’essa agronoma e Responsabile della linea difesa dei cereali, ha presentato Incelo, un erbicida efficace sulle principali graminacee del frumento e su alcune importanti dicotiledoni.
Come ha spiegato Casalini “Incelo è un prodotto versatile, completa l’attività di altri diserbi a differente meccanismo d’azione e può essere abbinato a Zodiac DFF su frumento tenero e duro per una completa efficacia su tutte le infestanti, comprese quelle resistenti.
A questi due innovativi prodotti aggiungiamo Cayunis, un nuovo fungicida ad ampio spettro d’azione sulle malattie che colpiscono l’apparato fogliare della pianta, che si caratterizza per una perfetta selettività anche in miscela con altri agrofarmaci e per l’effetto greening”.
Combattere le infestanti dei cereali vuol dire anche puntare all’aumento della produzione e quindi delle rese. A questo riguardo Bayer ha realizzato Ambition Aktivator, “una soluzione di origine naturale – ha spiegato Paolo Bacchiocchi – che promuove la crescita, la vitalità e le performance delle piante grazie alla speciale formulazione che ne consente l’impiego anche per favorire un effetto sinergico con l’attività degli agrofarmaci”.
“Oggi i principi attivi disponibili per realizzare erbicidi destinati alla difesa dei cereali sono in progressiva diminuzione – ha sottolineato nel suo intervento Donato Loddo del Cnr, Istituto per la protezione sostenibile delle piante – pertanto va preservata l’efficacia dei pochi rimasti che deve però essere accompagnata da una serie di strumenti e strategie alternative, mettendo anche in discussione alcune convinzioni come ritenere che il momento migliore per diserbare i cereali sia la primavera o che vada evitata l’aratura”.

Uno scenario complicato

A Valentina Pellati dell’Agenzia di Informazioni di mercati Pellati Informa, è toccato il compito di illustrare il quadro legato all’andamento del mercato nazionale e internazionale dei cereali, con un focus particolare sulle prospettive future anche in considerazione del fatto che l’Italia, da sempre, deve ricorrere all’import per rispondere alla domanda interna.
“Compreso l’import, nel 2023 la produzione italiana cerealicola ha registrato un +8% rispetto all’anno prima – ha sottolineato Pellati nel suo intervento – per un quantitativo totale di circa 35 milioni di tonnellate. Le rese però, in base alle nostre elaborazioni su dati Istat 2023 e su altri forniti da Coceral relativamente alla prima parte del 2024, evidenziano una generale contrazione. Relativamente al mais l’Italia, solo nella campagna 2023/24, ha importato 7 milioni di tonnellate a fronte di una produzione interna che non ha superato 5,1milioni/t.
Poniamo il caso che quest’anno la produzione nazionale sia di 4,3 milioni/t. e che i Paesi fornitori Ue registreranno come dicono le stime un -3milioni/t costringendoci a importare da altri Stati. Se il nostro punto di riferimento è l’Ucraina che potrebbe registrare una contrazione produttiva pari a -6,3 milioni/t. a chi ci dovremo rivolgere: al Brasile?”. Guardando all’Europa nel periodo 2025/26, l’analisi di Valentina Pellati prevede che le superfici destinate alla coltivazione del mais diminuiranno del 7%, così come quelle dedicate all’orzo (-2%).
Probabile l’aumento del 5% per le superfici destinate a grano tenero mentre rimarranno invariate le aree coltivate a grano duro. “Le perdite di mais – ha dichiarato Pellati – favoriranno i semi di soia”.

Anna Mossini