Il latte è una formidabile miniera di informazioni per garantire il successo dell’allevamento. È questo il messaggio lanciato da Nutristar, moderna azienda di Reggio Emilia che progetta, realizza e sviluppa mangimi e integratori per ruminanti, in particolare per vacche da latte, nel corso di un convegno svoltosi nell’ambito della Fiera agricola zootecnica di Montichiari (Brescia).
«Dopo aver eseguito negli ultimi 10 anni oltre 100.000 analisi sugli alimenti e aver compreso l’importanza dei foraggi nell’alimentazione della bovina – ha affermato Alessandro Lotto, vicepresidente dell’azienda – la nostra attenzione oggi è rivolta proprio al latte, le cui analisi ci permettono di capire, attraverso le variazioni di una serie di parametri, come interagiscono l’alimentazione, il patrimonio genetico dell’animale e il management aziendale, ricavando così informazioni fondamentali per migliorare la gestione dell’allevamento».
Come ha messo in evidenza l’intervento di David M. Barbano, professore americano della Cornell University e massimo esperto mondiale del settore lattiero-caseario, la raccolta dei dati di particolari sostanze presenti nel latte, come ad esempio gli acidi grassi, può consentire perfino di predire lo stato di salute dell’animale e prevenire così gravi patologie delle bovine come la chetosi e la dislocazione dell’abomaso.
Il latte, insomma, è un «termometro» che misura la salute e la produttività dell’allevamento. Per questo Nutristar dal 1° giugno dello scorso anno ha avviato un piano di monitoraggio della qualità del latte in 40 aziende italiane che appartengono a tre filiere, quella del Grana Padano, quella del Parmigiano Reggiano e quella del latte alimentare, svolgendo finora analisi su oltre 3.000 campioni.
«Il nostro prossimo obiettivo per quanto riguarda le analisi del latte – conclude Lotto – è avere informazioni anche sulla resa casearia, la cosiddetta resa in caldaia, che molto interessa i casefici, con lo scopo di arrivare a elaborare un “indice tridimensionale” di gestione aziendale che tenendo conto dell’alimentazione, del benessere degli animali e della resa in caldaia permetta di capire come cambia nel tempo l’allevamento».