Il recente Rapporto di valutazione dell’IPCC sui cambiamenti climatici, pubblicato lo scorso 9 agosto conferma che, inequivocabilmente, è stata ed è l’influenza umana a riscaldare l’atmosfera, l’oceano e le terre emerse, causando i cambiamenti. Questi effetti si sono fatti indubbiamente sentire nell’annata viticola 2021, che ha visto episodi critici per la vite come le gelate del 7 e dell’8 aprile in numerosi areali del Nord e del Centro ed il diffuso stress da eccesso termico al Centro-Sud, senza contare le grandinate nel settentrione.
Uno scenario che, inoltre, vede l’agricoltura alle prese anche con le richieste sempre maggiori di produzioni agroalimentari, vino incluso, che rispettino i dettami del Green Deal europeo, quindi con un minore impiego di agrofarmaci e fertilizzanti.
Ecco che concetti come tecnologie di evoluzione assistita (TEA) e innovazioni nella gestione del rischio diventano sempre più strategici per l’agricoltura e il convegno «Frontiere della difesa della vite: gestione del rischio e tecniche di evoluzione assistita», organizzato a Vinitaly da Condifesa Veneto in collaborazione con Asnacodi Italia, ha focalizzato l’attenzione proprio su queste tematiche: «servono nuovi strumenti e nuove tecnologie per la gestione del rischio – ha detto in apertura dei lavori il presidente del Condifesa Veneto Ettore Menozzi Piacentini – pertanto vanno percorse nuove strade con una logica di interdisciplinarità».
Evoluzione necessaria per la gestione del rischio
Secondo Andrea Berti, direttore di Asnacodi Italia, «le esigenze delle imprese agricole sono cambiate nel corso degli anni ed è necessario far evolvere anche gli strumenti assicurativi, obiettivo raggiungibile solo con il confronto tra il mondo della ricerca e quello produttivo. La nuova Pac 2023-2027 metterà a disposizione degli agricoltori 360 milioni di euro per creare una polizza base gratuita, uno strumento “basic” che rappresenta un punto di partenza su cui lavorare soprattutto in un’ottica di digitalizzazione delle pratiche».
«La resistenza delle piante stesse come forma di risposta “immunitaria” alle malattie, rappresenta una risorsa molto potente, che permetterebbe di ridurre drasticamente l’impiego della chimica in agricoltura − ha detto Riccardo Velasco, direttore del Centro di ricerca in Viticoltura ed Enologia (Crea-VE). In quest’ottica le TEA applicate alla vite sono una grande opportunità, che ci permetteranno di coltivare vitigni tipici dei nostri areali, geneticamente identici, ma resistenti a oidio e peronospora, un’innovazione sostenibile a 360°».
Chiara Frigerio, del Cetif, Centro di ricerca su tecnologie, innovazione e servizi finanziari dell’Università Cattolica, ha evidenziato quanto la sottoscrizione di coperture assicurative innovative permetta una gestione più accurata dei rischi e uno sviluppo sostenibile della filiera agricola: «le polizze parametriche per la filiera agroalimentare rappresentano una soluzione ideale per Consorzi di difesa e produttori agricoli perché offrono un ampliamento dell’offerta di prodotti assicurativi, una maggior adattabilità a uno scenario climatico in evoluzione, meno costi di sottoscrizione e liquidazioni più semplici». Durante il convegno si è parlato anche di un altro strumento molto interessante per gli agricoltori, il fondo mutualistico, cioè una forma di autoassicurazione degli imprenditori agricoli, che scelgono di affrontare e condividere il rischio autofinanziandosi: «nella nostra esperienza – ha detto Filippo Codato, competence leader Asnacodi Italia – sono strumenti che oltre a corresponsabilizzare gli agricoltori permettono di accrescere le loro competenze agronomiche anche con l’utilizzo di strumenti digitali come i DSS». Alberto Andriolo, della Direzione agroalimentare Regione Veneto, ha sottolineato il ruolo delle istituzioni per sostenere l’innovazione: «purtroppo i fondi sono limitati e non mancano le difficoltà di programmazione, ma la nuova pianificazione, che riconosce al partenariato un ruolo fondamentale, offrirà diverse opportunità per i produttori agricoli del Veneto».
Digitale e aiuti diretti
Durante le conclusioni del convengo il presidente di Asnacodi Italia Albano Agabiti ha fatto più volte riferimento all’importanza dell’innovazione
tecnologica per la gestione del rischio: «la digitalizzazione è una grande sfida da vincere per offrire strumenti assicurativi sempre più raffinati e rispondenti alle esigenze degli agricoltori. Altro tema è quello dell’innalzamento dall’1 al 3% della percentuale di aiuti diretti destinati alla gestione del rischio, che per l’Italia significano circa 108 milioni di euro l’anno che andrebbero a coprire il 30% della parte privata dei costi di adesione di tutte le imprese del Paese a questa soluzione mutualistica, mentre il resto andrebbe coperto dai fondi dello sviluppo rurale. Una decisione di cui l’Italia ne è stata l’artefice a livello comunitario e ora con responsabilità si appresta a strutturare».
Lorenzo Andreotti