Avanza il progetto a lungo termine «Noccioleti Italiani» di Loacker, la nota azienda di Bolzano leader nella produzione di golose specialità a base di wafer e cioccolato, in collaborazione con Intesa Sanpaolo.
L’obiettivo del piano è lo sviluppo di una filiera per la produzione di nocciole 100% made in Italy, sostenibile e con garanzia di qualità e tracciabilità. Il progetto «Noccioleti Italiani» è iniziato operativamente nel 2014 in provincia di Grosseto, dove fino a oggi sono stati messi a dimora 240 ettari nelle aziende agricole di proprietà Loacker: Tenuta Corte Migliorina, nel comune di Orbetello, e Tenuta Collelungo, nel comune di Roccastrada.
Proprio gli importanti risultati in termini di sostenibilità ambientale ottenuti in queste aziende hanno recentemente permesso all’azienda altoatesina di ricevere da BMS Mico-Nutrients, azienda belga leader nella concimazione fogliare delle colture, la certificazione EcoMethod.
Attualmente nelle varie regioni dove Loacker ha avviato il progetto noccioleti italiani sono stati impiantati circa 650 ettari, con la previsione di accrescere nei prossimi anni i contratti di filiera firmati.
La proposta agli agricoltori
Lo scopo del progetto è quello di incrementare il numero di impianti nelle regioni Toscana, Veneto, Umbria e Marche, offrendo inoltre a chi aderisce una serie di servizi tra cui: consulenza agronomica, una prima lavorazione del prodotto (pulizia ed essicazione), nonché stoccaggio.
La collaborazione con gli agricoltori prevede, inoltre, un contratto di ritiro garantito dell’intera produzione a lungo termine con un prezzo minimo garantito.
Chi aderisce al progetto noccioleti italiani di Loacker deve seguire un protocollo agronomico con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale. Il protocollo agronomico, per esempio, non consente l‘utilizzo di erbicidi né nelle proprie aziende agricole, né per le aziende agricole aderenti al progetto.
Inoltre Loacker cerca di portare avanti moderne pratiche agricole come il sovescio nell’interfila e la concimazione fogliare. Nelle proprie aziende agricole in Toscana con l‘applicazione della concimazione fogliare l‘azienda è riuscita di ridurre le emissioni di CO2 per più di 90% in confronto con pratiche di concimazioni tradizionali.
Il piano pluriennale portato avanti da Loacker, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che affianca gli agricoltori coinvolti offrendo una linea di credito dedicata alla riconversione dei terreni e alla messa a dimora di nuovi impianti produttivi, ha come obiettivo quello di individuare e sviluppare nuove superfici per la coltivazione della nocciola per soddisfare il proprio fabbisogno di prodotto nazionale.
La qualità del prodotto italiano
Loacker ha avviato il progetto «Noccioleti Italiani» nel 2011 appunto per far fronte alle proprie necessità legate all’utilizzo di nocciole nazionali. L’azienda utilizza, infatti, da sempre solo nocciole 100% italiane e tostate in «casa».
Tuttavia, soddisfare il fabbisogno di nocciole italiane non è semplice. Il mercato a livello mondiale di questo prodotto, infatti, è dominato dalla Turchia, con un inevitabile condizionamento del prezzo.
La produzione di nocciole italiane, sebbene si tratti di un prodotto qualitativamente superiore, non riesce a rispondere da un punto di vista quantitativo alle esigenze delle aziende che ne fanno uso. Oltre che in Toscana Loacker ha avviato progetti anche in altre regioni come Veneto, Umbria e Marche.
«Aderendo al progetto “Noccioleti Italiani” – afferma Wanda Hager, direttore sviluppo agrario di Loacker – gli imprenditori interessati potranno contare su un supporto costante, per il raggiungimento degli alti standard qualitativi imposti dall’azienda, con la sicurezza dell’acquisto finale del prodotto».
Per gli agricoltori coinvolti è un’opportunità che consente di poter differenziare le proprie colture. «Inoltre – conclude Hager – Loacker grazie ai propri agronomi, assicura l’utilizzo delle best practice nella coltivazione e il contatto diretto con il territorio».
Per ulteriori informazioni progettonocciole@loacker.com
Articolo pubblicato su L’Informatore Agrario n. 13/2020