Il mais italiano archivia un’altra annata molto complessa, durante la quale quasi nulla è andato come sarebbe dovuto andare. Piogge intense nel periodo delle semine, siccità e temperature elevate durante luglio e agosto e infine l’abbassamento generalizzato delle temperature dall’inizio di settembre fino a oggi hanno ovviamente avuto ripercussioni su rese e qualità della granella e dei trinciati.
La sintesi dell’annata 2024, una congiuntura tendenzialmente negativa che va sommarsi alle precedenti due annate altrettanto complesse, evidenzia una tendenza che riflette una crisi strutturale e pluriennale per questa coltura, che necessita tanto di strumenti di mercato quanto agronomici efficaci.
Di queste tematiche si è discusso durante un evento dedicato al mais da Diachem presso la sede a Caravaggio (Bergamo) lo scorso 3 ottobre.
Dopo i saluti di Francesca e Paolo Dubbini, rispettivamente strategy & planning lead e managing director di Diachem, l’incontro è entrato nel vivo con l’intervento di Gabriele Canali, economista agrario dell’Università Cattolica: «L’attuale differenziale di quotazioni tra la granella “con caratteristiche” (aflatossina B1 inferiore a 5 ppb e DON inferiore a 4.000 ppb) e quella convenzionale è un indicatore preciso della scarsa qualità sanitaria della produzione 2024, ma il vero problema è legato all’andamento delle quotazioni nazionali, sempre più imprevedibili perché sulle montagne cinesi invece che sulle proverbiali russe», ha evidenziato Canali.
Nuovo approccio a livello contrattuale…
Considerato il ruolo strategico del mais nell’alimentazione di tutto il settore zootecnico coinvolto nelle produzioni a denominazione di origine, emerge abbastanza chiaramente che le misure previste dalla nuova Pac appaiono penalizzanti rispetto a un eventuale obiettivo di accrescere l’approvvigionamento strategico nazionale: «motivo per cui è essenziale puntare su strumenti alternativi alle misure di sostegno europee – ha continuato Canali – come ad esempio strumenti contrattualistici con al centro un meccanismo che riconosca la giusta premialità in termini di prezzo per i produttori».
… e agronomico
Se da una parte, quindi, è necessario un cambio di passo per tutti gli attori della filiera maidicola, dall’altro vanno individuate delle strategie agronomiche in grado di mitigare gli effetti del cambiamento climatico «che quest’anno si sono tradotti in ampia diffusione di fitopatologie dovute ai funghi Aspergillum e Fusarium e di alcune virosi, problematica che da qualche anno si ripropone e verso la quale l’attuale genetica non è preparata – ha evidenziato Amedeo Reyneri, docente presso il Disafa dell’Università di Torino. Gli spazi di manovra e i margini di errore per questa coltura sono oggi veramente minimi – ha sottolineato Reyneri – motivo per cui è essenziale partire subito bene con la coltura, potenziando l’early vigor (vigore di partenza) con le agrotecniche giuste.
Diverse sperimentazioni svolte negli ultimi anni evidenziano come la difesa geodisinfestante combinata con la somministrazione di concimi ad azione starter, soprattutto con elementi fertilizzanti quali fosforo, azoto e microelementi e possibilmente in un unico prodotto, è una soluzione di prima importanza per assicurare una partenza adeguata della coltura nelle prime fasi, ponendo le basi per un buon raccolto».
Le soluzioni tecniche
La seconda parte della mattinata è stata dedicata a tre interventi tecnici a cura di Andrea Pedrazzini, operative & technical marketing manager, Giovanni Piubello e Alessandro Bigi, entrambi field marketing specialist.
I prodotti citati, Diastar Maxi, Fertistar Active ZM e Performer MVEG, si inseriscono nel solco delle innovazioni utili a migliorare il vigore di partenza della coltura e a proteggerla dagli insetti terricoli, sia in modo diretto con l’utilizzo di sostanze attive efficaci come il Teflutrin, sia con sistemi «indiretti» potenziandone l’effetto starter.
Lorenzo Andreotti