Continua la crescita della Doc Prosecco

Seguendo il motto marinaresco secondo il quale “chi è in mare naviga, chi è in terra radica”, il Sistema Prosecco ha saldamente ormeggiato parte delle imbarcazioni a costa, dando indicazione al resto della flotta di esplorare e sorvegliare il mare aperto. Un approccio tanto strutturato quanto indispensabile per garantire il presidio dei mercati internazionali laddove, a ritmo di click, proliferano abusi (soprattutto) online del nome “Prosecco”. È sufficiente infatti digitare nel web parole come “Prisecco, Kressecco, Consecco, Crisecco” e così via, per rendersi conto che il fenomeno rappresenta un rischio dilagante.

Luca Zaia Stefano Zanette
Il presidente del Consorzio doc Prosecco Stefano Zanette (a sinistra) assieme al governatore della Regione Veneto Luca Zaia

Il Sistema Prosecco, società costituita nel 2014 dal Consorzio Doc Prosecco, dal Consorzio DOCG Asolo Prosecco e dal Consorzio Conegliano Valdobbiadene Prosecco, collabora con una fitta rete di soggetti e istituzioni (Interpol ed Europol, Agenzia internazionale delle dogane, Mipaaf, Mise e ICQRF) allo scopo di affrontare in via congiunta azioni di contrasto all’utilizzo di nomi evocativi o imitativi del termine “Prosecco” e al fine di impedire la contraffazione del marchio. Laddove la denominazione è ufficialmente riconosciuta, il Sistema Prosecco ha potuto avviare una serie di azioni legali nei confronti dei prodotti denominati “Prosecco”, ma realizzati in Paesi diversi dall’Italia. Una ulteriore curiosità è rappresentata dai beni trasformati. Sul mercato troviamo infatti saponi, profumi o alimenti “a base di Prosecco”. Su questo fronte la legge italiana consente di utilizzare il riferimento a una DOP (previa autorizzazione motivata da parte del rispettivo Consorzio), mentre l’Europa e i Paesi extra UE non dispongono di norme precise, producendo una situazione di impasse talvolta problematica.

La lotta all’utilizzo improprio del termine “Prosecco”, nonché le attività per bloccare la vendita del falso Prosecco alla spina, nel 2018 sono state particolarmente significative in Germania e nel Regno Unito. Il Sistema Prosecco ha avviato inoltre un monitoraggio dei canali della GDO e di HoReCa (a livello internazionale), coinvolgendo Repubblica Ceca, Svizzera, Austria, Germania, Lussemburgo, Belgio, Danimarca, Francia, Olanda e Polonia, con l’intenzione di ampliare la vigilanza anche ai Paesi dell’est Europa.

I dati 2018 evidenziano una produzione di circa 3,6 milioni di ettolitri di vino, in aumento del 10,8% rispetto al 2017, con una riserva vendemmiale che si aggira intorno ai 600 mila ettolitri. È stata, inoltre, confermata l’immissione nel mercato di 464,2 milioni di bottiglie con un incremento del 5,5% rispetto all’annualità precedente (calcolato sulla base dei dati di imbottigliamento 2018).

L’offerta aumenta alla stregua delle richieste di mercato che si stanno dimostrando particolarmente “assetate” di Prosecco. Lo dimostra la compattezza delle esportazioni verso aree consolidate quali Regno Unito, Usa e Germania, accompagnate da una consistente richiesta interna da parte dei consumatori italiani (primo mercato di sbocco per volumi di vendita). Segue la Francia che si attesta al quarto posto tra gli importatori della Doc Prosecco, posizionandosi prima di Belgio, Svezia, Svizzera, Austria e Canada. È interessante riscontrare come l’export stia crescendo verso l’est e il nord Europa (Polonia, Repubblica Ceca, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Slovacchia). E non solo. Anche Russia, Singapore e Messico segnano un aumento progressivo e costante delle importazioni.

Cifre rilevanti che contano su una coltivazione di 24.450 ettari di vigneti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, ai quali potrebbero essere aggiunti altri 1.200 ettari resi idonei a Prosecco nel 2018 (in fase di valutazione), distribuiti sulla base dei requisiti di sostenibilità, quali: l’approccio agronomico biologico, l’adesione al Sistema di qualità nazionale di produzione integrata e la piantumazione di siepi e boschetti su (almeno) il 5% del territorio destinato a vigneto. Questa ultima clausola consentirebbe la piantumazione di circa 180 ettari di area arborea arbustiva nel periodo 2018-2020, qualora le idoneità ai nuovi vigneti, relative agli ulteriori 2.400 ettari preventivati nel 2017, venissero effettivamente assegnate (mediante bando). Ciò permetterebbe alla Doc Prosecco di partecipare a pieno titolo alla campagna Mosaico Verde, ideata da Legambiente e AzzeroCO2 per raggiungere gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite fissati al 2030.

Allora il quesito “se non ci fosse Prosecco cosa ci sarebbe sui nostri territori?” risulta pienamente lecito, soprattutto se a pronunciarlo è il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia in qualità di partigiano del territorio e sostenitore della candidatura delle colline del Prosecco Conegliano-Valdobbiadene a patrimonio Unesco. Con questa domanda il governatore del Veneto ha invitato a riflettere su un punto fondamentale: il mantenimento e la cura del territorio. Iniziando dalla fine, ovvero dallo status quo, il governatore ha meditato sui vantaggi che i territori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia hanno avuto nell’ospitare questa coltivazione, che è stata in grado di costruire un sistema che conferisce prestigio al territorio, lo potenzia nel panorama internazionale, ma soprattutto lo custodisce con parsimonia e rispetto.

L’area della Doc Prosecco ha quindi gli occhi puntati sulla sostenibilità ambientale e il presidente Zaia stesso auspica all’azzeramento della “chimica” perché “se fossero autorizzate le varietà resistenti, che non sono Ogm, non servirebbero più trattamenti” ha aggiunto. Un prestigio territoriale che va tradotto in valore, secondo quanto sostiene il primo cittadino del Veneto, che ha suggerito di “indicare al consumatore il pezzo soglia al di sotto del quale non si deve comperare una bottiglia di Prosecco perché inevitabilmente non sarà Prosecco”.

 

Articolo di Ilenia Cescon pubblicato su L’Informatore Agrario n. 4/2019