L’aumento della produttività riducendo l’impatto ambientale è ormai diventato l’obiettivo o, meglio, il faro che guida l’agricoltura moderna. I risultati ottenuti al termine di un progetto triennale che si è concluso alla fine del 2019 e portato avanti da Conserve Italia (Gruppo cooperativo ortofrutticolo tra i più importanti a livello europeo) in collaborazione con le Università di Milano, di Genova e il Consorzio interprovinciale delle cooperative agricole (Cica) di Bologna lo dimostrano.
Nei giorni scorsi la sede di Conserve Italia, situata a San Lazzaro di Savena (Bologna), ha ospitato un convegno durante il quale sono stati illustrati i risultati del progetto, cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambìto delle misure previste dal Programma di sviluppo rurale, e le prospettive che da esso possono scaturire ampliandone l’applicazione.
«Ridurre l’impatto dell’agricoltura sull’ambiente è un impegno che portiamo avanti da anni – ha affermato il presidente Maurizio Gardini – promuovendo coltivazioni sempre più sostenibili, utilizzando meno acqua e razionalizzando l’impiego dei fitofarmaci. Il progetto, che ha visto coinvolte tre aziende nostre associate situate nelle province di Ferrara e Piacenza, è la testimonianza di come oggi l’agricoltura di precisione rappresenti l’unica via percorribile per garantire sostenibilità sociale, economica, ambientale».
Il progetto ha riguardato pomodoro da industria, mais dolce, pisello e fagiolo borlotto. «La collaborazione con le Università di Milano e Genova è stata molto preziosa – ha continuato Gardini – e ci ha permesso di testare l’utilità di alcuni strumenti da mettere a disposizione dei nostri agricoltori. I risultati confermano che l’applicazione delle tecniche sperimentate ha favorito una riduzione del consumo idrico pari al 7%».
Nel dettaglio, sono stati sperimentati sistemi di allerta per rendere più efficaci i trattamenti fungicidi, soprattutto nella lotta alla peronospora del pisello e del pomodoro, all’antracnosi del fagiolo e all’alternariosi del pomodoro; mentre per stabilire lo stato nutrizionale delle colture è stata sviluppata un’applicazione che attraverso l’utilizzo di uno smartphone consente di capire in quali condizioni di stress la coltura si trovi, permettendo di intervenire tempestivamente con il dosaggio più appropriato.
Costi e benefici
«Attraverso il telerilevamento satellitare – ha sottolineato nel suo intervento Roberto Confalonieri, docente presso il Dipartimento di scienze e politiche ambientali all’Università di Milano – possiamo sviluppare delle mappe sullo stato nutrizionale delle colture e stabilire la quantità di azoto che esse richiedono, individuando anche il momento più opportuno di somministrazione. Si tratta di una tecnologia molto vantaggiosa che, dati sperimentali alla mano ottenuti sui cereali, ha dimostrato di garantire benefici da 70 a 160 euro/ha/anno, con un costo tecnologico non superiore a 3 euro/ha/anno. Riguardo invece ai trattamenti la tendenza sempre più diffusa è quella di privilegiare gli interventi preventivi, riducendo via via quelli curativi. I sistemi di alert elaborati vanno in questa direzione, anche se esistono ancora problemi di costi e praticità di utilizzo. Tutto questo si inserisce nel grande tema legato ai cambiamenti climatici che influirà sempre più sul nostro futuro».
Al termine dell’incontro Stefano Crea, regional manager Southern Europe and Africa di DNV GL, ha consegnato a Conserve Italia la certificazione EPD Process, riconoscimento che testimonia la validità del progetto e soprattutto i risultati ottenuti.
Articolo di Anna Mossini pubblicato su L’Informatore Agrario n. 4/2020