Come si sta evolvendo la figura del lavoratore in agricoltura e quanto conta la certificazione delle sue competenze?
A queste domande, le cui risposte racchiudono uno scenario che spazia dalle richieste del mercato alla situazione geopolitica passando per le politiche nazionali in materia di occupazione, ha risposto l’evento dal titolo «Certificazione delle competenze e mercato del lavoro agricolo: sviluppo della persona e ruolo delle imprese, degli enti e dei lavoratori», organizzato da Foragri e da Ente bilaterale agricolo nazionale (Eban) a Roma lo scorso 10 ottobre.
Nel suo intervento di apertura, il presidente di Foragri Vincenzo Conso ha rimarcato come la certificazione delle competenze sia un importante strumento di qualificazione dei lavoratori sia per chi si trova all’ingresso del mondo del lavoro sia per chi deve promuovere la propria professionalità: «si tratta di un’importante opportunità di emancipazione anche per i lavoratori extracomunitari, il vero ricambio generazionale che il nostro settore agricolo sta vivendo» ha sottolineato Conso.
Indagine su enti, aziende e lavoratori
Focus dell’evento è stata la presentazione sulle dinamiche del lavoro e la certificazione delle competenze in agricoltura a cura di Ersilia Di Tullio, Head of strategic advisory di Nomisma, un’indagine accurata realizzata con enti di formazione, aziende agricole e lavoratori del settore da cui è emerso quanto la professionalizzazione dei lavoratori in agricoltura, per quanto ritenuta preziosa dai datori di lavoro e qualificante dagli operatori, abbia ampi spazi di miglioramento: «basti pensare che l’operaio non specializzato è la qualifica più comune – ha detto Di Tullio – con l’86% dei rapporti di lavoro attivati da operai a tempo determinato e il 38% da operati a tempo indeterminato nel 2022».
La certificazione della formazione è inoltre percepita molto positivamente dagli addetti: «il 72% dei lavoratori valuta abbastanza o molto importante che le qualifiche acquisite con i corsi di formazione siano riconosciute con un documento/certificato e ritiene che le competenze certificate offrano un valido supporto nella valutazione del lavoratore». L’indagine ha inoltre evidenziato che gli enti di formazione, pur a fronte di alcune difficoltà, hanno positivamente avviato l’operatività di questi servizi.
Andrea Simoncini, dirigente Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha sottolineato nel suo video-intervento la necessità di una superiore, diffusa e riconoscibile professionalizzazione del lavoro in agricoltura, «necessità per la quale la certificazione delle competenze rappresenta uno strumento fondamentale in grado di migliorare l’offerta formativa con ricadute positive sulle competenze degli operatori».
Sistema da migliorare e rafforzare
Dalla tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Tommaso Brandoni, vicepresidente Confederdia (Confederazione italiana dei dirigenti quadri e impiegati dell’agricoltura), Romano Magrini, vicepresidente Foragri e responsabile relazioni sindacali di Coldiretti, Giusi Montalbano, ricercatrice Inapp, Daniela Robasto, Università di Torino e Teresa Valentino, Regione Piemonte, è emerso chiaramente come i risultati delle indagini evidenzino la necessità di rafforzamento e miglioramento del sistema. Se da un lato, infatti, la formazione si scontra con problemi come il poco tempo a disposizione, l’elevato turn over e la varietà linguistica dei lavoratori, dall’altro emerge la necessità di fluidificare le procedure per la certificazione, adeguare il Repertorio nazionale delle qualificazioni professionali alle molteplici esigenze del mondo agricolo e agevolare il riconoscimento trasversalmente della certificazione a livello nazionale.
Lorenzo Andreotti