Biogas, biometano, fotovoltaico. Su questi 3 driver verranno investiti 130 milioni di euro destinati a un’autentica rivoluzione verde che prevede la costruzione di 25 impianti a biometano agricolo nell’arco di cinque anni.
È questa la grande opportunità che la Confederazione generale bieticoltori italiani (Cgbi) ha illustrato nei giorni scorsi durante il convegno “Dallo zucchero al biometano”, svoltosi lo scorso 14 luglio in presenza a margine dell’assemblea dei soci che ha visto la nomina a presidente di Gabriele Lanfredi e di Guglielmo Garagnani vice.
Sono 5.200 le aziende agricole e zootecniche associate a Gcbi. Con 20 impianti a biogas partecipati e altri 200 assistiti la confederazione si pone ai vertici del comparto agroenergetico nazionale sia per energia prodotta che servizi forniti.
Le numerose società che ad essa fanno capo generano un giro d’affari annuo di circa 80 milioni di euro e sono impegnate differentemente nella produzione di bietole, biogas, biomasse, erba medica e proteoleaginose.
Protagonisti nella rivoluzione verde
“Gcbi sancisce il suo ruolo di protagonista della rivoluzione verde – ha affermato nel suo primo discorso da presidente Gabriele Lanfredi – e rappresenterà il partner ideale delle aziende agrozootecniche con le quali realizzare il percorso verso la transizione ecologica. I progetti che abbiamo in cantiere si focalizzano sulla produzione di energia pulita e si dipaneranno lungo quattro direttrici: riconversione di impianti a biogas agricoli esistenti verso la produzione di biometano; realizzazione di nuovi impianti a biometano ponendo al centro il progetto Agri.Bio.Metano; costruzione di impianti a biogas di piccola scala; crescita del fotovoltaico in agricoltura favorendo l’aggregazione delle aziende per aumentare la forza contrattuale e ottenere le migliori condizioni di mercato nelle diverse fasi realizzative fino alla messa in esercizio”.
“Le aziende zootecniche avranno un ruolo centrale che le collocherà in prima linea nella rivoluzione green grazie alla valorizzazione degli effluenti nel trattamento di digestione anaerobica – ha sottolineato Guglielmo Garagnani – Ma il contributo dell’allevatore nella riduzione delle emissioni in atmosfera si inserisce anche nell’implementazione dei più moderni sistemi di distribuzione e interramento del digestato, capace di ridurre significativamente l’impiego dei concimi di sintesi e aumentare la sostanza organica nel suolo”.
Sfida e opportunità per il mondo agricolo
“In questo complesso e affascinante processo di transizione ecologica – ha voluto puntualizzare il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti collegato online – il nostro mondo deve cogliere una sfida e una opportunità insieme, dimostrando di voler essere protagonista e non spettatore di un processo che potrebbero gestire altri. La competitività, l’innovazione tecnologica, la ricerca e lo sviluppo così come la crescita dei posti di lavoro sono gli elementi alla base di questo processo”.
Si consolida così il percorso avviato nel 2010 dalle associazioni bieticole italiane quando diedero vita a un progetto unico in Europa: valorizzare a fini energetici il prodotto dei soci e il sottoprodotto degli zuccherifici, una strategia che ha permesso di integrare il prezzo industriale della barbabietola di circa il 20%, rendendo economicamente sostenibile sia la coltivazione che la filiera dello zucchero italiano.
Anna Mossini