Borio è una storica concessionaria piemontese, con sede ad Alba (Cuneo) che lo scorso anno ha festeggiato i 90 anni di attività. Recentemente abbiamo incontrato l’amministratore della società, Andrea Borio, che rappresenta la terza generazione della famiglia, per farci raccontare come è cambiato il modo di vendere le macchine agricole, come sta affrontando questo delicato momento economico e come vede la sua attività nel futuro.
In quali settori dell’agricoltura lavorate?
Una volta, ai tempi di mio padre e di mio zio, erano molti gli allevamenti presenti e quindi le colture foraggere e quelle estensive di cereali, che sono state progressivamente sostituite, qui nel Basso cuneese, da due coltivazioni d’eccellenza: il vigneto nella Langa, nel Roero e un po’ nel Monferrato con vitigni come il Nebbiolo, il Barolo, il Barbaresco oltre ad alcuni moscati e il noccioleto. Il nostro «core business» si basa su queste due coltivazioni.
Voi siete da anni distributori del marchio SDF; un rapporto che dura da molto tempo.
Una storia lunghissima perché abbiamo iniziato con i trattori Lamborghini trattando direttamente con Ferruccio Lamborghini nel 1952. Il marchio Lamborghini si vendeva molto dalle nostre parti, soprattutto in versione cingolata. Poi con l’acquisizione da parte della società di Treviglio siamo diventati nel tempo distributori dei tre marchi Same, Deutz-Fahr e Lamborghini, anche se quest’ultimo ormai non viene quasi più prodotto. Inoltre, avendo sempre lavorato con le falciatrici Bcs, prodotte ad Abbiategrasso (Milano), abbiamo iniziato a vendere i loro trattori oltre a distribuire le macchine della Facma per i noccioleti, prodotte nel Viterbese. Con questi «colori» realizziamo il 70% del nostro fatturato; il resto dei ricavi proviene dalla vendita e dall’assistenza di macchine per la lavorazione nel vigneto e del giardinaggio.
Negli ultimi anni siamo passati dalla penuria di macchine, attrezzature e componenti a un’offerta esagerata di prodotto; ora il mercato sembra fermo, cosa sta succedendo?
Stiamo vivendo di nuovo un periodo particolare. Se prima abbiamo patito dei grossi ritardi a causa delle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime per la pandemia e la guerra in Ucraina, ora si stanno allungando i tempi di montaggio delle macchine e quindi di consegna a causa del calo delle vendite del mercato e i conseguenti fermi delle linee di produzione dei costruttori. In sintesi a rimetterci siamo sempre noi concessionari e ovviamente il cliente finale. Le aziende non stanno producendo e allungano i tempi di consegna, inizialmente previsti a 60 giorni, a 90 o addirittura 120 giorni.
Come organizzate l’assistenza ai clienti?
Avevo un ramo d’azienda autonomo che si occupava dell’assistenza: dal 2020 quell’officina è stata integrata nella società e me ne occupo personalmente. Questo a mio avviso è stato un salto di qualità nel servizio alla clientela e siamo passati da una visione prettamente commerciale di questo business a una visione tecnica e di servizio diretto. Ho puntato molto su questo settore dell’azienda perché è sempre vero il detto che «il primo trattore lo vendi per il prezzo, il secondo lo vendi per la qualità del servizio post-vendita che riesci a erogare». Abbiamo tre officine mobili su furgoni attrezzati, oltre al servizio interno; in qualche caso lavoriamo anche da remoto grazie alle implementazioni di tecnologia derivate dalla 4.0. In totale sono 8 le persone impegnate in quest’area dell’azienda su 18 che lavorano in concessionaria.
Tratto dall’articolo pubblicato su MAD – Macchine Agricole Domani n. 7-8/2024
Borio, una lunga storia e idee chiare sul futuro
di M. Limina
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